L’accoglienza rumena ai rifugiati ucraini

di Piero Loredan SJ e Marius Taloș SJ, JRS Romania

 

La Romania occupa una posizione strategica nella geografia del conflitto russo-ucraino, essendo insieme a Polonia, Ungheria e Slovacchia uno dei quattro Stati membri dell’Unione Europea confinanti con l’Ucraina, con un’estensione della frontiera di 649,4 km (273,8 km di confine terrestre, 343,9 km di confine fluviale e 31,7 km di confine marittimo).

Nell’attuale emergenza, in cui ogni giorno migliaia di cittadini ucraini fuggono dal loro Paese, sono tre i valichi di frontiera cruciali per l’ingresso in Romania: Sighetul Marmației, al nord-ovest del Paese, al momento il più tranquillo nel territorio rumeno; Vama Siret, a nord-est, il punto di frontiera più trafficato per la sua centralità e vicinanza con Kiev; Vama Isaccea, nel sud, che accoglie rifugiati provenienti soprattutto dalla vicina Odessa, principale porto marittimo dell'Ucraina e città strategica per la sua posizione sul Mar Nero. Poco lontano da Vama Isaccea si trova Tulcea, la città rumena geograficamente più vicina ai bombardamenti russi.

Secondo gli ultimi dati ufficiali a disposizione (comunicato della polizia di frontiera dell’11 marzo), dall’inizio della guerra è entrato in Romania un totale di 364.518 rifugiati ucraini, di cui 282.497 hanno proseguito verso altre destinazioni. Dunque, circa 82.000 profughi si trovano ora sul territorio rumeno. Di questi, 3.623 cittadini ucraini hanno chiesto asilo nel Paese, potendo così beneficiare degli alloggi nei centri dell'Ispettorato generale per l'immigrazione, nonché di assistenza materiale, finanziaria, medica, consulenza psicologica e legale specializzata, oltre ad avere accesso al mercato del lavoro, alla scuola per i minori e ad attività di integrazione culturale. Non è trascurabile che a tutti i rifugiati sia offerta la possibilità di accesso immediato al mercato del lavoro e che all’indomani del loro arrivo i bambini ucraini siano accolti nelle scuole rumene senza lungaggini burocratiche. I rifugiati possono poi godere del sostegno di organizzazioni internazionali e non governative che operano nel campo dell’accoglienza. 

Tuttavia, la maggior parte degli ucraini giunti in Romania cerca di raggiungere altri Paesi, per essere accolti da parenti, amici o conoscenti, fermandosi nelle stazioni e negli aeroporti delle principali città rumene solo il tempo necessario per prendere il primo mezzo di trasporto disponibile per proseguire gratuitamente il loro viaggio. La sala d’attesa della stazione ferroviaria di Bucarest è diventata temporaneamente un centro di accoglienza polifunzionale: sono state predisposte una mensa con beni di prima necessità, forniti da privati o attività commerciali, e una sala giochi per bambini, mentre numerosi volontari e interpreti accolgono e indirizzano i rifugiati arrivati. Questo è un esempio emblematico della risposta positiva all’accoglienza da parte sia dei cittadini rumeni sia delle istituzioni. 

 

 

Foto: JRS Romania. Due bambini rifugiati di fronte alle tazze di minestra (con i colori della bandiera ucraina) contenti di essere accolti e capaci di guardare lontano con il loro "telescopio digitale".

 

Le difficoltà alla frontiera

Per chi fugge dall’Ucraina, uno dei primi e inaspettati ostacoli è il doloroso scontro, alla dogana, con la piaga della corruzione di vari funzionari ucraini che, secondo i racconti di diversi rifugiati, arrivano a richiedere oltre duemila euro per permettere il passaggio oltre confine. Chiaramente non tutti possono permettersi di pagare questa tangente pretesa da diversi doganieri contro i propri stessi concittadini, aggiungendo così un’altra esperienza traumatica a quelle già subite. Un’altra ferita è per molte mogli e figlie vedere i propri mariti e padri essere costretti dalla legge marziale a restare nel Paese per combattere.

Al dramma della fuga dalla propria terra si aggiunge la separazione forzata dai propri uomini, proprio quando la loro vicinanza è vitale per affrontare l’insopportabile sofferenza di lasciare tutto per un destino ignoto. 

Un altro rischio presente soprattutto nelle zone di frontiera, ma anche su tutto il territorio rumeno, è quello dei trafficanti di persone. Secondo i racconti di alcuni volontari al fronte, diversi autobus circolano nei punti di frontiera, pronti a richiedere fino a diecimila euro per il trasporto in altri Paesi.
Una circostanza non trascurabile riguarda poi la condizione dei molti giovani extraeuropei, studenti in Ucraina. Numerosi africani e indiani, non facendo parte dell’Unione Europea, incontrano notevoli difficoltà burocratiche a passare il confine con la Romania. Nella prima settimana del conflitto 800 indiani sono arrivati a Bucarest da Odessa.

Infine, una delle complessità da tenere presente è rappresentata dall’immigrazione di cittadini russi in fuga da un regime autoritario in cui non si riconoscono più. Come gestire l’accoglienza dei rappresentanti di due popoli fratelli ma divisi da una guerra fratricida? Per evitare lo scoppio di possibili conflitti sarà opportuno ragionare sull’organizzazione di campi separati per cittadini russi e ucraini.

 

I gesuiti e le attività di accoglienza in Romania

I gesuiti in Romania sostengono i profughi in arrivo attraverso tre realtà. In primo luogo, vi è il JRS - Jesuit Refugee Service Romania, che è presente a Șomcuta Mare (a 50 km dalla dogana di Sighet), Rădăuţi (a 5 km dalla dogana di Siret), Galați (15 km dalla dogana di Isaccea), Costanza sul Mar Nero, mentre la sede centrale è a Bucarest. Le attività ordinariamente svolte dal JRS Romania per l’accoglienza e l’assistenza di rifugiati spaziano dall’assicurare accoglienza, vitto e alloggio nel centro di Bucarest, all’offrire aiuti di prima necessità (alimenti, bevande, materassi, coperte, lenzuola), servizi di consulenza giuridica, trasporto in città o facilitazioni di contatti con ambasciate e autorità civili. Fondamentale è poi l’attività di advocacy, svolta insieme ad altre associazioni umanitarie rumene, presso le autorità civili (ispettorato per l'immigrazione, polizia di frontiera, autorità parlamentari) e di collaborazione con diversi uffici della Caritas del Paese.

Tutte queste attività sono notevolmente aumentate a seguito dell’esplosione del conflitto in Ucraina, con l’arrivo costante di migranti e rifugiati. In questo momento il JRS Romania è in contatto con le autorità responsabili del Paese, per poterle sostenere con le risorse e il know-how di cui dispone e giungere a delineare una direzione d'azione comune. Grazie alla presenza in aree chiave al confine con l'Ucraina, è possibile raccogliere agevolmente informazioni sul posto e preparare meglio le risposte di accoglienza. Per sostenere questi sforzi e aiutare le persone in maggiore difficoltà, JRS Romania, insieme ad Angelus TV (TV cattolica di Bucarest) ha organizzato una campagna online e televisiva per i rifugiati per finanziare un fondo di emergenza.

Contemporaneamente, il JRS sta ricercando possibilità e risorse utili, per rispondere in modo complementare ai bisogni che restano insoddisfatti, in primo luogo necessità legate all'alloggio, alle cure mediche, al cibo. In particolare, il JRS, oltre al sostegno di attività pubbliche, sta mettendo in contatto i rifugiati con i servizi messi a disposizione non solo dalle diverse organizzazioni e associazioni, ma anche da numerosi cittadini. In molti, mossi da solidarietà e generosità mettono a disposizione case, mezzi di trasporto, beni di consumo, risorse finanziarie. 

Una seconda presenza dei gesuiti impegnata nell’aiuto degli ucraini è il Progetto Quadrifoglio Onlus a Sighet, dove la CVX italiana, attraverso la sua sezione internazionale, la Lega Missionaria Studenti, ha aperto negli ultimi 20 anni tre case famiglia per minori con difficoltà familiari. In questi giorni, la struttura si prepara per accogliere i profughi di passaggio dalla frontiera con l’Ucraina, a meno di 800 metri dalle case famiglia della struttura.

Infine, un’altra realtà attiva nel settore dell’accoglienza legata al mondo gesuitico è l’organizzazione Concordia, fondata da padre Georg Sporschill all'inizio degli anni ’90, che con le sue due sedi – una in Romania, a Bucarest, e l'altra a Chișinău nella Repubblica Moldova – si è attivata nelle attività di accoglienza dei profughi in entrambi i Paesi in cui è presente.

 

Foto: JRS Romania.

 

Le tante incertezze sul futuro

A poche settimane dall’inizio del conflitto sono numerosi i punti interrogativi sui futuri scenari e sulle prospettive possibili in Romania. Vista l'evoluzione attuale del conflitto nessuno crede più in una guerra lampo: ci si aspetta un notevole incremento del flusso dei profughi in Romania e in Europa.  Nel lungo termine i bisogni di prima necessità faranno posto ai bisogni d’integrazione. Per questo è fondamentale che le diverse risorse e iniziative siano opportunamente gestite e coordinate, oltre all’adozione di adeguati provvedimenti giuridici per favorire il soggiorno e persino il processo d’integrazione graduale della popolazione accolta.

In questo contesto è interessante notare come la crisi e la sua risposta abbiano messo in luce “due Romanie” parallele: una molto umana, vicina e accogliente a livello di strada, di volontari e di iniziative personali, e una Romania esitante, lenta e addirittura confusa a livello statale e istituzionale. È auspicabile una maggiore sintonia tra le due realtà, volta a un migliore coordinamento delle risorse disponibili a favore di una maggiore efficacia nella risposta ai possibili scenari futuri.

 

Foto di copertina: JRS Romania.

 

12 marzo 2022
Ultimo numero

Rivista

Visualizza

Annate

Sito

Visualizza