La violenza e Dio
Enzo Bianchi
Vita & Pensiero, Milano 2013, pp. 108, € 12
All’inizio di questo breve e interessante libro, Enzo Bianchi nota che «le Scritture non allettano, raramente seducono, anzi spesso contestano le nostre certezze religiose fino a contraddirle» (p. 7). Questo capita sicuramente quando si affronta il tema della violenza divina e della vendetta degli uomini di Dio. Di fronte a queste pagine, vi può essere la tentazione di ignorarle perché scomode agli occhi del credente o di pensare erroneamente che maledizioni e invettive siano un retaggio dell’Antico Testamento, poi superato dal messaggio evangelico di Gesù.
Non volendo eludere gli interrogativi che questi brani biblici pongono al lettore e al credente, Bianchi riflette sulla violenza a partire dai cosiddetti salmi imprecatori, cioè quei salmi che hanno dei versetti comunemente ritenuti “preghiere contro” i nemici.
In un percorso sapiente e coinvolgente, il priore di Bose mostra che la preghiera del salmista va compresa alla luce del duro confronto tra il giusto e l’empio presente in tutto il salterio fin dal Salmo 1. In questa prospettiva, i salmi imprecatori «costituiscono un antidoto al gravissimo male dell’indifferenza al male» (p. 31). Svolgono allora una funzione pedagogica fondamentale «perché di fatto insegnano a capire il male, a saperlo individuare, ad averne sdegno fino al rigetto» (p. 50). Non vanno inoltre considerati come una “preghiera contro” ma per la conversione, dato che «sempre tendono alla correzione del peccatore» (p. 43). Passo dopo passo Bianchi permette al lettore di ripercorrere queste pagine “scomode” comprendendole all’interno della Scrittura nella sua totalità. In questo modo si coglie che «il progetto di Dio sull’umanità, il suo piano di salvezza, è una promessa di superamento della violenza e di instaurazione della giustizia e della pace» (p. 65).
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