Se apriamo un qualsiasi giornale
o sito d’informazione sembra
che la fine sia vicina: guerre,
strascichi della pandemia, cambiamenti
climatici, economia traballante
e posti di lavoro a rischio.
Se andiamo al fondo di queste
malattie globali troviamo, come
suggerisce l’economista Leonardo
Becchetti, alcune dinamiche che
si ripetono: «Il paziente Pianeta
infatti è afflitto, come si direbbe
in gergo medico, da comorbidità,
ovvero dalla presenza contemporanea
di più patologie (corsa al ribasso,
insostenibilità ambientale,
povertà di senso, rischi pandemici)
» (p. 27). La situazione è dunque
difficile da gestire, sia per la dimensione
planetaria del “paziente”,
sia per l’attenzione da avere
sugli effetti collaterali delle soluzioni
che possono dare vita ad altre
problematiche.
L’A. analizza accuratamente le
varie “patologie”, richiamando
fatti di cronaca e studi scientifici.
Affronta innanzi tutto la corsa al
ribasso, in quanto radice principale
di molti dei mali descritti: per
assicurarsi il maggior profitto si
cerca di risparmiare sulla qualità
del lavoro, sulle condizioni sociali,
sui costosi oneri ambientali, con
le evidenti conseguenze che ne
derivano.
La complessità della situazione
fa emergere una domanda di fondo:
quale dovrebbe essere lo stato
“sano” della società? L’A. risponde
con parole semplici, basandosi sul
paradigma dell’economia civile:
«L’obiettivo dovrebbe essere quello
di creare società dove esistano
le condizioni migliori possibili
affinché le persone possano “realizzarsi”
e vivere una vita soddisfacente
e ricca di senso» (pp. 59-60).
Sembra intuitivo, ma la traduzione
in realtà non lo è; soprattutto non
lo è da soli (come la pandemia ci
mostrato): «La vita è uno sport di
squadra e non è sufficiente essere
anche Messi o Cristiano Ronaldo»
(p. 81). Da qui l’attenzione sulla
generatività, sui suoi fondamenti
antropologici oltre che economici
e psicologici, con un focus specifico
sulle relazioni interpersonali,
che implicano il sentirsi completati dagli altri, il lasciare all’altro lo
spazio per crescere, essere arricchiti
dallo scambio di informazioni.
Tutte dimensioni che danno
senso e gusto alla vita e all’operare
per il bene.
Di fronte alla complessità della
situazione dobbiamo essere realisti,
il paziente non guarirà da
solo, ma servono quattro mani: il
mercato, lo Stato, la cittadinanza
attiva e le imprese responsabili. Per
l’A., il voto con il portafoglio può
essere lo strumento che permette
alle quattro mani di agire in
sinergia, una leva per
premiare le imprese
virtuose
e stimolare la
creazione
di prodotti
su misura
del consumatore:
«Faccio
sinceramente
fatica a
capire come
e perché
l’umanità non
abbia ancora
imparato al meglio
a utilizzare questa leva
a sua disposizione per cambiare
tutte le cose di cui giustamente si
lamenta e per risolvere almeno tre
delle famose patologie di cui abbiamo
parlato nel primo capitolo
(povertà e diseguaglianze causate
dalla corsa al ribasso, emergenza
climatica, guerra, povertà di senso del vivere)» (p. 93). Questo sistema
può partire dall’alto, dallo Stato, se
esso decide di applicare determinati
parametri per l’aggiudicazione
degli appalti (sostenibilità ecologica
e sociale), può condizionare
le imprese quotate in borsa (già
ora succede con le informazioni
aggiuntive nei bilanci), può toccare
la nostra quotidianità. L’A.
non nasconde le problematiche
che questa proposta deve affrontare
quando riguarda i cittadini
– consapevolezza, informazione,
coordinamento delle scelte
e prezzo, necessità di
un’azione di massa
– ma questo
non ne sminuisce
il valore
e il rilievo.
In conclusione
un libro
ricco,
assai accessibile,
in cui sono
raccolti progetti,
iniziative
e risultati
che l’A. insieme
ad altri ha portato
avanti in anni di impegno.
Può sembrare a tratti utopico o
sognatore, ma le diverse intuizioni
già avviate (Banca Etica, disinvestimento
dalle risorse fossili, ecc.)
danno credito alla visione dell’A.,
fondando la speranza che ci può
animare come cittadini attivi.