La realtà è più grande dell’idea

Per una nuova corresponsabilità globale

Sandro Calvani
AVE Editrice, Roma 2014, pp. 112, € 8
Scheda di: 
Fascicolo: febbraio 2015
Questo agile volumetto aiuta a rimettere al centro della nostra azione l’uomo e la sua relazione con gli altri e con il pianeta. Sandro Calvani nell’Introduzione ricorda come oggi «non serve più trasferire conoscenze, Google lo fa meglio e su più larga scala, serve invece far comprendere un’esperienza di come chi cambia la vita cambia il mondo e conquista la felicità» (p. 10). Per questo motivo, alcune righe della Evangelii gaudium hanno sorpreso l’A., tanto da indurlo a scegliere come titolo del libro proprio un passaggio dell’esortazione in cui il Papa scrive: «La realtà è più grande dell’idea […] Non mettere in pratica, non condurre la Parola alla realtà, significa costruire sulla sabbia, rimanere nella pura idea» (n. 233).

I tre capitoli in cui è diviso il libro possono essere considerati una sorta di paradigma di vita sostenibile. Si parte infatti dall’analisi del nesso tra felicità, persone, popoli e governi per arrivare a un’assunzione di corresponsabilità verso la salvaguardia del nostro pianeta sempre più vicino al collasso, passando attraverso una riflessione rivolta a un’economia che sia a servizio dei bisogni e dei diritti dell’umanità.

Quello ricercato da Calvani è un sapere essenziale in un mondo globalizzato, di cui non possediamo ancora bene i lineamenti personali. Il sospetto diffuso è quello di vivere la diversità non come arricchimento ma con diffidenza. Non sono pochi quelli che immaginano il futuro come qualcosa di confuso, di nebuloso, di poco chiaro. I giovani spesso si sentono morire di noia, mentre si danno da fare per salvarsi tra i due fuochi dell’ignavia e della svendita dei valori. In loro l’A. cerca di infondere un messaggio di speranza e di profondo ottimismo, partendo da esperienze concrete di persone, imprese, villaggi, quartieri, organizzazioni che invece di discutere tanto su come cambiare il mondo, hanno deciso di mettersi in gioco. Chi non ha il coraggio di tuffarsi, ricorda l’A., resta anni sul trampolino, posizione alla lunga noiosa e inefficace. L’innovazione sociale può cambiare il mondo: bastano pochi pioneri convinti a vincere la buona battaglia.


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