Il 6 febbraio 2020 la Commissione europea (Direzione generale della politica regionale e urbana) ha deciso di supportare nuove azioni pilota per potenziare gli strumenti finalizzati a garantire il coinvolgimento dei cittadini nella politica di coesione economica, sociale e territoriale (<https://ec.europa.eu/regional_policy/it/newsroom/news/2020/02/02-06-2020-cohesion-policy-involving-citizens-to-ensure-better-results>). I fondi strutturali interessati sono, in particolare, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione (FC). Le azioni pilota sono progetti sperimentali che vengono sostenuti allo scopo di verificare la fattibilità e l’utilità di alcuni percorsi futuri: in questo caso, l’orizzonte che vuole essere verificato è la possibilità di un maggior sostegno al coinvolgimento dei cittadini nella politica di coesione per migliorarne l’attuazione e accrescere il senso di titolarità dei suoi risultati tra i cittadini. Le proposte ricevute, a seguito di due diverse call rivolte alle autorità di gestione dei fondi strutturali e a organizzazioni senza scopo di lucro (private o pubbliche), sono ora in fase di valutazione: le azioni selezionate dovranno essere attuate nel corso di 12 mesi e i risultati saranno divulgati, al fine di diffondere le buone pratiche che offrano ai cittadini e alle organizzazioni della società civile (OSC) mezzi efficienti per partecipare attivamente all’elaborazione e/o all’attuazione e/o al monitoraggio della politica di coesione.
Tale iniziativa incrocia due assi fondamentali delle politiche pubbliche europee. Il primo è rappresentato dagli strumenti che i Trattati europei e alcune specifiche politiche prevedono per garantire spazi di partecipazione ai cittadini e alle formazioni sociali nell’elaborazione delle scelte (cfr Simonato A., «Cittadinanza e democrazia diretta», in Aggiornamenti Sociali, 5 [2017] 430-431). Più volte, in questa Rubrica, si sono segnalate consultazioni attive su vari temi (<https://ec.europa.eu/info/consultations_it>). Il secondo asse è quello delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, sostenute principalmente attraverso i fondi strutturali (cfr Simonato A., «Politiche di coesione economica, sociale e territoriale», in Aggiornamenti Sociali, 4 [2017] 343-344).
Nel bilancio 2014-2020 la politica di coesione è uno dei principali fronti di investimento dell’UE, oltre che uno spazio in cui istituzioni UE, amministrazioni nazionali, regionali e locali, formazioni sociali, gruppi di interesse e altri soggetti vengono fatti interagire, al fine di ridurre il divario economico e sociale tra i territori.
I fondi strutturali e di investimento europei (SIE) sono attuati mediante Programmi che possono avere una dimensione territoriale e tematica differente: Programmi operativi regionali (POR), Programmi operativi nazionali (PON), Programmi di sviluppo rurale (PSR). I Programmi sono strategie settennali: ciascuno è finanziato congiuntamente dal bilancio dell’UE e dai contributi degli Stati membri (statali e regionali). Il periodo di programmazione 2014-2020 vede in Italia la realizzazione di 75 Programmi, regionali o nazionali (<https://opencoesione.gov.it/it/programmi_2014_2020/>), a sostegno di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) cofinanziano 39 Programmi regionali (POR) e 12 Programmi nazionali (PON); il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) cofinanzia 21 Programmi di sviluppo rurale (PSR) e 2 PON; il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) cofinanzia 1 PON. L’attuazione dei POR/PON/PSR si realizza tramite bandi per la concessione di finanziamenti a fondo perduto, principalmente a favore di enti pubblici, operatori economici, organismi di formazione accreditati, enti del Terzo settore, cittadini.
Allo stesso tempo, le istituzioni europee sono impegnate nel processo decisionale relativo all’approvazione del budget 2021-2027 (cfr Riggio G., «Il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027», in Aggiornamenti Sociali, 10 [2018] 693-695) e alla definizione delle norme che disciplineranno la politica di coesione per il medesimo periodo. Nella proposta presentata nel maggio 2018 (COM[2018] 375 Final), la Commissione europea ha concentrato l’azione dei sette fondi europei su cinque obiettivi strategici, e cioè un’Europa più intelligente, più verde, più connessa, più sociale, più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali (cfr Simonato A., «LEADER: lo sviluppo locale di tipo partecipativo», in Aggiornamenti Sociali, 1 [2020] 75-77). Per quanto riguarda il nostro Paese, nonostante il quadro normativo non sia ancora approvato, i Ministeri hanno già avviato il confronto con i partner istituzionali ed economico-sociali pubblici e privati coinvolti (<https://opencoesione.gov.it/it/lavori_preparatori_2021_2027/>) per identificare le sfide che l’Italia deve affrontare nel prossimo futuro.
L’obiettivo generale delle azioni pilota lanciate dalla Commissione europea è quello di incoraggiare il coinvolgimento dei cittadini nella politica di coesione per migliorarne l’attuazione e accrescere il senso di condivisione e riconoscibilità dei suoi risultati. Le buone pratiche e le riflessioni maturate nell’attuale periodo di programmazione (2014-2020) sono considerate fondamentali per poter gestire al meglio le iniziative per il periodo 2021-2027.
Il buon esito degli investimenti realizzati tramite le politiche di coesione deriva certamente dalla presenza di istituzioni dotate di una buona capacità amministrativa, ma anche i cittadini possono svolgere un ruolo importante affinché gli investimenti pubblici siano il più possibile efficienti ed efficaci: un’opportunità da non sottovalutare in un Paese come il nostro, in cui i fondi strutturali sono conosciuti da molti solamente come risorse che le istituzioni hanno speso male o non sono nemmeno riuscite a spendere.