La mossa giusta

Enrico Franceschini
Baldini+Castoldi, Milano 2024, pp. 304
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2024

Garry Kasparov, il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi, campione del mondo per oltre vent’anni, ha sempre affermato che gli scacchi sono come la vita, ma in miniatura. L’intervista rilasciata al giornalista Enrico Franceschini gli ha fornito così lo spunto per questo romanzo, che parte come una qualunque biografia di un personaggio più o meno famoso e con il trascorrere delle pagine assume un respiro sempre più ampio, dove la storia del singolo si intreccia con la Storia del mondo, viste attraverso la lente del gioco degli scacchi.

La mossa giusta è la biografia romanzata del campione di scacchi Ossip Bernstein, ebreo ucraino, naturalizzato francese, brillante avvocato d’affari, che ha attraversato gli eventi più drammatici del Novecento, dalla Rivoluzione russa alla Prima guerra mondiale, dalla crisi del 1929 al conflitto del 1939- 1945 fino alla crisi della Baia dei Porci del 1962, incrociando alcuni dei protagonisti del suo tempo. Il romanzo si apre con la partita della vita per Ossip, nel senso letterale del termine: imprigionato a Odessa, dove i bolscevichi stanno facendo piazza pulita di tutti coloro che si oppongono al neonato regime di Lenin, sta per essere fucilato quando il plotone di esecuzione viene fermato dall’ufficiale bolscevico Anastas Ivanovich Mikoyan, che lo ha catturato e che ne ha riconosciuto il nome nella lista dei condannati. A sua volta appassionato di scacchi, Mikoyan sfida Ossip a dimostrargli di essere un campione, promettendogli di salvargli la vita se lo avesse battuto. Ossip ha 36 anni, non vuole altro che tornare da sua moglie Vilma e dai suoi figli Isacco e Giacobbe, e riesce a spuntare la vittoria in sole 14 mosse, riproponendo una partita, l’”Immortale peruviana”, che intrappola i pezzi di Mikoyan dopo avergli dato l’illusione di una facile vittoria. Da questa “apertura” prende il via l’intreccio di tutto il romanzo, dove Bernstein e Mikoyan ruotano uno intorno all’altro continuando a sfiorarsi, il primo vivendo tra alti e bassi che lo portano al vertice della finanza mondiale e a perdere tutto più volte, il secondo facendo carriera nel partito comunista sovietico, di cui diventa uno dei più potenti esponenti, ombra di Krusciov, di cui favorisce l’ascesa al potere.

I due sono destinati a reincontrarsi e a giocare la rivincita di quella partita con la morte con cui si è aperto il romanzo, in un’ultima sfida tra Ossip, ormai anziano e malato, e Mikoyan, che riesce a ritagliarsi un momento per ritrovare questo vecchio “quasi-amico”, mentre infuria la crisi di Cuba e la guerra fredda sembra sul punto di trasformarsi in un conflitto nucleare. Carico di anni e di esperienze, Ossip si rende conto che questa partita è come una sorta di ultimo atto per lui, ed è per questo che gioca con Mikoyan cercando deliberatamente la patta per stallo, perché vuole usare quest’occasione per fare qualcosa di utile, per uscire dall’eterno dinamismo di vittoria o sconfitta. Perché, come sanno i grandi campioni, esiste anche la patta, una patta che cela un significato profondo: il pareggio è il primo passo per diventare amici. E se possono accettare la patta Mikoyan e Ossip, dopo la sfida per la vita di Odessa, possono accettarla tutti. E questo, Mikoyan lo capisce talmente bene da metterlo in pratica sulla grande scacchiera della Storia, riuscendo a condurre Castro, Krusciov e gli Stati Uniti alla grande patta della crisi di Cuba e a salvare il mondo dalla catastrofe. Non scacco matto, ma patta. E oggi, in un mondo infiammato da tante guerre, dall’Ucraina a Israele, le terre di origine di Ossip, forse anche questa sarebbe una alternativa da valutare.

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