La grande madre
Agnese Ciulla – Alessandra Turrisi
Sperling &Kupfer, Milano 2019, pp. 195, € 17,50
La grande madre è il libro scritto a quattro mani da Agnese
Ciulla e Alessandra Turrisi per raccontare l’impegno sociale,
civile e politico di Agnese, donna, madre e assessora alla
Cittadinanza sociale, che dal maggio 2014 al 2017 si è trovata
ad affrontare l’“emergenza sbarchi” nella città di Palermo.
La “grande madre” è proprio il capoluogo siciliano, che negli
ultimi anni ha cambiato enormemente il suo aspetto, anche
grazie all’arrivo dei migranti: una città, che già dal nome,
Panormus, in greco “tutto porto”, esprime la sua vocazione
all’accoglienza e all’apertura verso l’altro; una città che nonostante
le sue contraddizioni è pronta ad accompagnare,
crescere e manifestare la sua parte migliore attraverso il lavoro
quotidiano di ciascuno, perché «nulla si fa da soli» (p. 32).
Il libro, che alterna racconto autobiografico e riflessione, nasce
dalla sfida di narrare le storie di minori stranieri non accompagnati
arrivati a Palermo dei quali Agnese è stata tutrice,
far conoscere i loro sogni e desideri, ma anche la sofferenza
che hanno sperimentato nel viaggio, soprattutto in Libia. Le
storie di tanti ragazzi, soprattutto nella fascia d’età 15-17 anni,
che sono «il bene più prezioso e il futuro migliore» (p. 12),
si intrecciano ai racconti di giovani donne abusate, maltrattate
e ridotte in schiavitù, alle narrazioni dei bambini coraggiosi
del quartiere di Brancaccio, dove è stato ucciso padre Puglisi,
e alle storie dei minori italiani e dei cittadini che richiedono
il diritto alla casa.
L’incontro con queste persone ha cambiato la vita di Agnese,
che non nasconde l’impatto emotivo che l’operare nel sociale
ha avuto su di lei: «Avrà quattro anni, non di più. Risponde
all’operatrice sanitaria che la sua mamma è ancora sulla nave
e lui la aspetta prendendosi cura della sorellina, alla quale
stanno cambiando il pannolino. La sua mamma è davvero
sulla nave, e proprio in quel momento la stanno trasportando
in obitorio, perché non ce l’ha fatta ad arrivare viva con i suoi
due figli. Metto fuori la testa dalla tenda dell’Asp e vedo la bara
scendere. Resto di sasso, un groppo alla gola» (pp. 72-73).
Un libro che ricorda quanto sia importante la vista dei «primi
visi stravolti, gli occhi inquieti, nessun sorriso» (p. 11), ma
anche «gli abiti delle donne: i loro colori sgargianti (che) stridono
con la mestizia dei loro volti» (ivi), l’ascolto dell’altro e
del suo silenzio: «in tutta la banchina non si sente nemmeno
un bimbo piangere. Nonostante il viaggio, la fame, la sete,
nessuno di loro si lamenta, nessuno fa i capricci» (pp. 11-
12). Le AA., con eleganza e delicatezza, narrano dell’impegno
collettivo, di viaggi nei viaggi, di memorie ed emozioni, di
responsabilità condivise, ricordando ai lettori che «Ogni esistenza
è fatta di incontri che ti cambiano dentro» (p. 195).
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