La giustizia capovolta
Dal dolore alla riconciliazione
Francesco Occhetta
Paoline, Milano 2016, pp. 176, € 14
Per molti ottenere giustizia significa fare in modo che il reo venga scoperto e condannato a una pena adeguata, da scontare senza eccezioni, e al risarcimento del danno causato alla vittima. Ma questa forma di giustizia non è in grado di realizzare una vera riconciliazione fra le parti e non può risolvere il conflitto, né evitare la reiterazione del reato. Lo dimostra il tasso di recidiva dopo una prima condanna al carcere, che raggiunge il 70% in alcuni casi, come per il carcere di San Vittore a Milano.
La giustizia capovolta presenta un altro paradigma di giustizia: quella riparativa, basata sull’incontro fra il reo e la vittima, i quali, adeguatamente accompagnati da un mediatore, si riconoscono reciprocamente e, comunicandosi quello che il reato, commesso e subito, ha prodotto nelle loro vite, arrivano poco a poco a riconciliarsi, perdonando e liberandosi dalla rabbia, dal rancore e dalla paura.
Il percorso di riconciliazione è impostato su quattro passaggi fondamentali: «il riconoscimento da parte del reo della propria responsabilità; la comprensione da parte del reo dell’esperienza di vittimizzazione subita dalla vittima e del danno compiuto nei confronti della comunità intera; l’elaborazione, da parte della vittima, della propria esperienza di vittimizzazione; infine, la presa di coscienza da parte della comunità dei livelli di rischio» (p. 16).
Il libro si compone di due parti. Nella prima l’A. descrive lo stato delle carceri in Italia, espone i fondamenti giuridici e biblici della giustizia riparativa, illustrando in cosa consiste mediante il racconto di esperienze di riconciliazione. Nella seconda si riportano interviste e dialoghi con persone che, per professione o volontariato, si occupano di carcere e giustizia.
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