La donna del Bacio e l'equilibro che ancora non c'è

Chiara Tintori
«So che cosa vuol dire essere madre, moglie e lavoratrice, e siccome lo so, ho deciso che noi ci organizzeremo diversamente da come si è sempre fatto». Parole di Luisa Spagnoli, cofondatrice nel 1907 della dolciaria Perugina e vent’anni più tardi dell’azienda che ancora porta il suo nome; a lei si deve l’"invenzione" del celebre cioccolatino Bacio e l’introduzione dell’angora nella produzione dei capi di maglieria. 

Durante la Prima guerra mondiale ebbe la necessità di inserire le donne nell’attività industriale, anticipando di mezzo secolo l’evoluzione della presenza femminile nel campo del lavoro. Fin qui nulla di rilevante, al di là di uno spiccato e inusuale (per l’epoca) senso imprenditoriale. 

Quello che vorrei portare alla nostra attenzione è la sua visione integrata della donna e della necessità di innovare per praticare questa integrazione. Così, ancora prima degli anni ’20 del secolo scorso, nella sua azienda fanno la loro comparsa le sorveglianti per far giocare i figli delle dipendenti in fabbrica, le nursery per accudire i neonati e per permettere alle mamme di allattare anche durante l’orario di lavoro; ma non solo, il tempo che le donne dedicano all’allattamento viene retribuito.

Senza dubbio in questi cento anni i diritti sociali, e in particolar modo quelli a vantaggio delle lavoratrici hanno fatto passi da gigante, eppure la sensazione che manchi ancora qualcosa è più che legittima. Chi vive in prima persona la splendida avventura di essere figlia, moglie, madre e lavoratrice sperimenta sulla propria pelle che la conciliazione, o meglio l’equilibrio, tra questi ruoli è impresa da acrobati! 

Resto convinta che le possibilità concrete per organizzare la vita famigliare, lavorativa e sociale in modo diverso «da come si è sempre fatto» esistano e siano alla nostra portata. Forse mai come oggi abbiamo bisogno di leader, donne e uomini capaci di osare, di prendere in mano l’ampia gamma di strumenti di welfare aziendale e capire quali tradurre nel proprio caso concreto; di ridefinire senza timore i ruoli tra i generi, allontanandosi da stereotipi duri a morire; di ribadire al mondo che rendere la vita più agile tra lavoro e famiglia non è un problema per sole donne. 

Le quote rosa e la ricerca affannata di pari opportunità rischiano di divenire sterili battaglie femministe, se condotte al di fuori di un orizzonte più ampio. L’unica strada percorribile per accrescere il nostro benessere personale, imprenditoriale e sociale è collaborare tutti insieme – donne, uomini, giovani, anziani –  così che l’integrazione tra le parti giovi al tutto.

04/02/2016
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