La diversità delle acque
Antropologia di un bene molto comune
Mauro van Aken
Altravista, Lungavilla (PV) 2012, pp. 344, € 28
«Affermare l’Europa come leader nel mercato globale delle soluzioni innovative per l’acqua» è l’obiettivo del nuovo programma-quadro
europeo della ricerca Horizon 2020 in tema di gestione delle risorse idriche. Chi ha vergato la “nuova missione idraulica europea” avrebbe senz’altro beneficiato della lettura del libro dell’antropologo Mauro Van Aken, che riflette sulla relazione
tra acqua, cultura e società alla luce di una lunga esperienza di ricerca etnografica nella valle del Giordano, scenario tra i più evocati da chi agita lo spettro delle guerre per l’“oro blu”.
Alla formula monodimensionale H20, che in nome della modernità riduce l’acqua a problema tecnico, settoriale e apparentemente
neutro, l’A. contrappone una lettura
sulle acque, al plurale, restituendone diversità, molteplicità e complessità in termini di significati simbolici, pratiche sociali, accorgimenti materiali e relazioni di potere.
L’analisi ruota attorno ai sistemi di irrigazione e ai progetti di agrobusiness nella valle del Giordano, occasione per riflettere sull’incontro, lo scontro e la rinegoziazione di identità e culture: da un lato quella della “modernità idrovora”,
promossa un tempo dall’impresa coloniale e oggi dai pianificatori dello sviluppo; dall’altro quella dei saperi e delle pratiche di resistenza, dissidenza e appropriazione da parte dei cosiddetti “sistemi di gestione consuetudinari” o delle comunità locali. Lungi dal riproporre una rigida e stereotipata dicotomia tra modernità e tradizione, l’analisi della diversità e della continua rinegoziazione delle istituzioni sociali, dei sistemi valoriali
e dei saperi tecnici che ruotano attorno
alle reti irrigue suggerisce anche l’importanza di riflettere criticamente
sulla dimensione storica e culturale della concezione “poco naturale” che la nostra società ha esportato con le opere
di modernizzazione idrica.
Lo studio dell’acqua in altre società politiche si rivela
così uno specchio delle contraddizioni
del rapporto tra cultura e ambiente che ispira la nostra società, e suggerisce interessanti piste di ricerca e azione per alimentare i processi di riscoperta e ri-socializzazione dei beni comuni, che, a partire dall’acqua, aspirano a rendere la nostra società un po’ meno arida di come la immagina l’Unione europea.
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