La classe

entre les murs

Laurent Cantet
Francia 2008, Mikado, drammatico, 128'
Scheda di: 
Può il cinema entrare tra le mura di una scuola, oltrepassare
le barriere che separano le giornate degli studenti dal
mondo degli adulti? La classe (Entre les murs) prova a raccontare
la scuola attraverso un occhio quasi documentario, lasciando
allo spettatore giudizi e riflessioni. Tratto dal romanzo
Entre les murs di François Bégaudeau, il film assume la struttura
di una raccolta di appunti quotidiani di un insegnante
che, giorno dopo giorno, annota incontri e scontri con i propri
studenti. Il materiale di partenza è l’autobiografia di François
Bégaudeau, autore del romanzo, della sceneggiatura, attore e
personaggio protagonista del film, che racconta l’esperienza
di un anno di insegnamento nella periferia parigina.
La classe di Laurent Cantet, Palma d’Oro al 61° Festival di
Cannes, si colloca in un filone molto battuto in ambito anglosassone,
quello del documentario scolastico, in bilico tra High
School di Frederick Wiseman, noto e celebrato esempio di
cinema diretto, e Diario di un maestro, capolavoro di Vittorio
De Seta, film manifesto del cinema verità italiano. La classe
del titolo è infatti composta da attori non professionisti che
improvvisano su spunti dati dalla sceneggiatura, cercando
di far avvicinare, per quanto possibile, il cinema di fiction al
realismo documentario. L’obiettivo è quello di proporre allo
spettatore un’istantanea dell’istruzione pubblica, raccontando
differenze sociali, disagi e slanci di una normale classe
della scuola superiore francese. Per giungere a un risultato di
naturalezza inaspettata, il progetto del regista Cantet si spinge
ben oltre i confini del documentario tradizionale, partendo
dall’organizzazione di un laboratorio di recitazione al quale
hanno partecipato per un anno una cinquantina di studenti,
con cui, dopo averne scelti 25 per il film, ha gestito i casting
per gli interpreti adulti e la realizzazione di molte scene.
A colpire, oltre alla spontaneità della messa in scena, è il
metodo di insegnamento di Bégaudeau, che si adatta a un
gruppo eterogeneo di ragazzi e ragazze mirando a offrire loro
la migliore educazione possibile in una realtà in cui i giovani
non hanno un comportamento sempre inappuntabile e possono
spingere anche il migliore dei docenti ad arrendersi a
un quieto vivere che non richieda confronti e, magari, scontri.
La classe non è immune dai difetti che affliggono i film che
tentano di mischiare finzione cinematografica e realismo documentaristico;
la mancanza di un solido intreccio narrativo
rende la visione difficile per spettatori non abituati al linguaggio
documentario. Pur non avendo “scene madri”, la pellicola
è in grado di catturare lo spettatore grazie a momenti di rara
intensità, come quando una ragazzina, sola, si trova a dire
sconsolata al professore di non aver appreso nulla nell’arco
dell’anno scolastico. Un frammento toccante, una confessione
struggente, un attimo di verità in un film autentico e appassionato;
che sbilanciandosi si potrebbe definire il miglior
film a tema scolastico degli ultimi trent’anni.
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