ArticoloInternazionali
La Cina a un punto di svolta
Intervista a Barthélémy Courmont, Politologo, Docente di Storia all’Università cattolica di Lille,
Direttore di ricerca all’Institut de relations internationales et stratégiques (IRIS), a cura di François Euvé SJ
Direttore di Ètudes.
La riconferma di Xi Jiping per la terza volta a Presidente da parte del
XX Congresso del Partito comunista cinese (PCC) è una svolta nella vita
politica cinese o la prosecuzione di un processo in corso da diversi anni?
Si tratta sia di continuità sia di una nuova tappa. Continuità perché non
c’è stato un cambio di leadership: la conferma di Xi Jinping è stata resa
possibile dalla riforma della Costituzione del 2018, che ha rimosso il limite
di due mandati fissato negli anni ’90 e che era stato rispettato dai suoi
due predecessori Jiang Zemin e Hu Jintao. Per la prima volta dai tempi di
Deng Xiaoping, successore di Mao Zedong, il Paese ha un Presidente che
è al contempo Segretario generale del PCC e detentore di tutti i poteri a
livello politico e militare.
Tuttavia, questo Congresso rappresenta una svolta proprio per la
concentrazione di potere in un solo uomo. Ne è la riprova la composizione del nuovo Ufficio politico: per la prima volta dalla
morte di Mao Zedong nel 1976,
tra i suoi venticinque membri
(tra cui sono scelti i membri del
Governo) non vi è una reale opposizione
al Presidente, come
è accaduto con Li Keqiang, il
Primo ministro uscente, che era
vicino a Hu Jintao (Presidente
cinese dal 2003 al 2013).
[continua]
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