ArticoloInternazionali

La Cina a un punto di svolta

Intervista a Barthélémy Courmont, Politologo, Docente di Storia all’Università cattolica di Lille, Direttore di ricerca all’Institut de relations internationales et stratégiques (IRIS), a cura di François Euvé SJ Direttore di Ètudes.
Fascicolo: marzo 2023
La riconferma di Xi Jiping per la terza volta a Presidente da parte del XX Congresso del Partito comunista cinese (PCC) è una svolta nella vita politica cinese o la prosecuzione di un processo in corso da diversi anni? Si tratta sia di continuità sia di una nuova tappa. Continuità perché non c’è stato un cambio di leadership: la conferma di Xi Jinping è stata resa possibile dalla riforma della Costituzione del 2018, che ha rimosso il limite di due mandati fissato negli anni ’90 e che era stato rispettato dai suoi due predecessori Jiang Zemin e Hu Jintao. Per la prima volta dai tempi di Deng Xiaoping, successore di Mao Zedong, il Paese ha un Presidente che è al contempo Segretario generale del PCC e detentore di tutti i poteri a livello politico e militare. Tuttavia, questo Congresso rappresenta una svolta proprio per la concentrazione di potere in un solo uomo. Ne è la riprova la composizione del nuovo Ufficio politico: per la prima volta dalla morte di Mao Zedong nel 1976, tra i suoi venticinque membri (tra cui sono scelti i membri del Governo) non vi è una reale opposizione al Presidente, come è accaduto con Li Keqiang, il Primo ministro uscente, che era vicino a Hu Jintao (Presidente cinese dal 2003 al 2013). [continua]

 

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