La Chiesa in trincea
I preti nella Grande guerra
Bruno Bignami
Salerno Editrice, Roma 2014, pp. 142, € 12
Dopo aver vissuto eventi come la Prima guerra mondiale non è più possibile che tutto resti identico a prima. Questa constatazione non vale solo per le persone coinvolte o per le società nel loro complesso, ma anche per realtà come la Chiesa.
Il libro scritto da Bruno Bignami mette in luce i cambiamenti che la “Grande guerra” o “l’inutile strage”, per riprendere la definizione di Benedetto XV, ha prodotto all’interno della Chiesa. Infatti, la Prima guerra mondiale costrinse la Chiesa, impegnata da anni ormai in «uno scontro frontale con le differenti correnti del pensiero moderno» (p. 13), a rivedere le proprie posizioni a proposito di una netta separazione tra la sfera secolare e quella spirituale, avviando il dibattito e la riflessione che portarono, cinquant’anni dopo, all’adozione della Costituzione pastorale Gaudium et spes. Anche la teoria di “guerra giusta”, elaborata nei secoli dai teologi, fu rimessa seriamente in discussione: «le vicende storiche della Prima guerra mondiale metteranno a nudo le molte contraddizioni di una teologia che era scaduta in teoria accademica» (p. 41).
Ma non fu solo il dibattito teologico a essere scosso dagli eventi bellici. Il giudizio sulla guerra non era al tempo unanime all’interno della Chiesa, come testimonia la tiepida accoglienza della Nota di Benedetto XV del 1º agosto 1917, in cui il Papa si esprimeva per la pace. Le vicende belliche furono viste da alcuni come «l’occasione per legittimare i cattolici all’interno della propria nazione» (p. 23). Le pagine dedicate alla situazione italiana illustrano bene le attese convergenti di una porzione consistente del mondo cattolico e quelle dello Stato. Si suggellò così una singolare alleanza tra due realtà prima ostili per cui «la guerra serviva a risvegliare il sentimento religioso assopito e trascurato. Il risveglio era poi utilizzato in vista della guerra stessa» (p. 54). Gli esiti di questa convergenza non furono però privi di ombre e i diari dei preti, religiosi e seminaristi impegnati nel conflitto come soldati o cappellani, in tutto 24.000 uomini, aprono una finestra toccante sui conflitti interiori che vissero stando in trincea, aggiungendo un’ulteriore interessante pagina alla storia dei rapporti tra Stato e Chiesa nel nostro Paese.
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