La Buona Novella

Storie di preti di frontiera

Ilaria Urbani
Guida, Napoli 2013, pp. 195, € 12
Scheda di: 
Fascicolo: giugno-luglio 2013
La “buona novella” – il titolo del volume è preso in prestito dal concept-album di Fabrizio De Andrè ispirato dai Vangeli apocrifi – sono le storie di tredici preti che vivono e operano in diverse zone di periferia dell’area napoletana. Le loro storie sono state raccolte con partecipazione da Ilaria Urbani, giornalista collaboratrice di Repubblica Napoli, che evita volutamente la forma intervista in modo che i racconti diventino un’unica voce: un libro corale. «In ogni periferia in cui sono stata, – testimonia la Urbani nella Premessa –, mi sono sempre imbattuta in una chiesa aperta, in un oratorio, o in una sagrestia ospitale. [...] Ho sempre trovato un altro punto di vista, per andare oltre la cronaca, una lettura dei fatti cui non avevo pensato prima». Le storie di questi “tredici apostoli”, alcuni noti altri meno, che non sono né eroi, né antieroi, spaziano dall’area nord di Napoli (Secondigliano, Scampia, Miano) con cinque presenze, tra cui due gesuiti, a quella orientale, ai Quartieri spagnoli, al rione Sanità, Pozzuoli e Castel Volturno. Tutti manifestano una conoscenza del loro ambiente che ricostruisce i fili di una storia sociale dei diversi territori, con episodi inediti per la partecipazione diretta a eventi non sempre riportati dalla cronaca o dimenticati. Questi preti hanno antenne sensibili per la penetrazione dei problemi dell’ambiente di vita nel corso di decenni di impegno, e si rivelano operatori sociali “volontari” per le iniziative intraprese creativamente per il contrasto alla criminalità organizzata e al traffico e diffusione della droga, per avviare soluzioni alla mancanza di lavoro specialmente delle giovani generazioni, all’ottusità mentale di strati meno privilegiati, all’indifferenza, oltre a dimostrare la loro vicinanza ai reclusi nelle carceri di Poggioreale e Secondigliano che provengono da queste periferie problematiche. Un manipolo di testimoni variegato per provenienza – napoletani, ma anche centro-settentrionali e due africani, sacerdoti diocesani e religiosi –, con un piglio imprenditoriale ma sempre educativo, ha creato, in mezzo a difficoltà e resistenze, cooperative e associazioni sociali, oratori, iniziative scolastiche e di avviamento al lavoro, di sostegno ai bisogni primari per napoletani, immigrati e rom. Hanno dato voce alla denuncia della violenza e delle ingiustizie perpetrate, optando sempre per risposte concrete e per la crescita delle coscienze. «Tredici uomini coraggiosi – chiosa Roberto Saviano nella Prefazione –, che ci mostrano quotidianamente cosa voglia dire la parola missione, cosa significhi amare il prossimo e cosa sia davvero la Chiesa». Un volume edificante ma non celebrativo, con un taglio laico, specchio di testimonianze di vita che parlano da sole e sono portatrici di speranza per quanti abitano in territori di frontiera e per quanti vogliano mettersi in ascolto.
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