La Buona Novella
Storie di preti di frontiera
Ilaria Urbani
Guida, Napoli 2013, pp. 195, € 12
La “buona novella” – il titolo del volume è preso in prestito dal concept-album di Fabrizio De Andrè ispirato
dai Vangeli apocrifi – sono le storie di tredici preti che vivono e operano in diverse zone di periferia
dell’area napoletana. Le loro storie sono state raccolte con partecipazione da Ilaria Urbani, giornalista
collaboratrice di Repubblica Napoli, che evita volutamente la forma intervista in modo che i racconti
diventino un’unica voce: un libro corale. «In ogni periferia in cui sono stata, – testimonia la Urbani nella
Premessa –, mi sono sempre imbattuta in una chiesa aperta, in un oratorio, o in una sagrestia ospitale. [...]
Ho sempre trovato un altro punto di vista, per andare oltre la cronaca, una lettura dei fatti cui non avevo
pensato prima».
Le storie di questi “tredici apostoli”, alcuni noti altri meno, che non sono né eroi, né antieroi, spaziano
dall’area nord di Napoli (Secondigliano, Scampia, Miano) con cinque presenze, tra cui due gesuiti, a quella
orientale, ai Quartieri spagnoli, al rione Sanità, Pozzuoli e Castel Volturno. Tutti manifestano una
conoscenza del loro ambiente che ricostruisce i fili di una storia sociale dei diversi territori, con episodi
inediti per la partecipazione diretta a eventi non sempre riportati dalla cronaca o dimenticati. Questi preti
hanno antenne sensibili per la penetrazione dei problemi dell’ambiente di vita nel corso di decenni di
impegno, e si rivelano operatori sociali “volontari” per le iniziative intraprese creativamente per il contrasto
alla criminalità organizzata e al traffico e diffusione della droga, per avviare soluzioni alla mancanza di
lavoro specialmente delle giovani generazioni, all’ottusità mentale di strati meno privilegiati,
all’indifferenza, oltre a dimostrare la loro vicinanza ai reclusi nelle carceri di Poggioreale e Secondigliano
che provengono da queste periferie problematiche.
Un manipolo di testimoni variegato per provenienza – napoletani, ma anche centro-settentrionali e due
africani, sacerdoti diocesani e religiosi –, con un piglio imprenditoriale ma sempre educativo, ha creato, in
mezzo a difficoltà e resistenze, cooperative e associazioni sociali, oratori, iniziative scolastiche e di
avviamento al lavoro, di sostegno ai bisogni primari per napoletani, immigrati e rom. Hanno dato voce alla
denuncia della violenza e delle ingiustizie perpetrate, optando sempre per risposte concrete e per la crescita
delle coscienze. «Tredici uomini coraggiosi – chiosa Roberto Saviano nella Prefazione –, che ci mostrano
quotidianamente cosa voglia dire la parola missione, cosa significhi amare il prossimo e cosa sia davvero la
Chiesa».
Un volume edificante ma non celebrativo, con un taglio laico, specchio di testimonianze di vita che
parlano da sole e sono portatrici di speranza per quanti abitano in territori di frontiera e per quanti vogliano
mettersi in ascolto.
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