Walter Vale (Richard Jenkins) è un professore universitario, che insegna economia in una piccola cittadina del Michigan. Vedovo da cinque anni, vive un’esistenza piatta e indolente, priva di passione ed energia, cercando invano di ristabilire una legame con la moglie defunta, nota pianista.

La vita monotona di Walter subisce una brusca svolta quando, recatosi controvoglia a New York per prendere parte a un convegno, scopre che il proprio appartamento è stato affittato – a sua insaputa – a una coppia di immigrati clandestini: Tarek (Haaz Sleiman), dalla Siria, e la sua ragazza, la senegalese Zainab (Danai Gurira). Dopo qualche esitazione, Walter decide di ospitare temporanemente i due ragazzi. Il film segue la nascita dell’amicizia (inaspettata ma credibile) tra Walter – emotivamente intorpidito ma con il disperato bisogno di sviluppare delle connessioni umane – e Tarek – giovane e spensierato musicista di strada.

Quando Tarek (su cui incombe un “ordine di espulsione”) viene arrestato con la minaccia della deportazione, Walter è costretto a confrontarsi con la quotidianità delle persone che non godono dei suoi stessi privilegi civili, sociali, economici. È un mondo spietato e senza regole definite, che esiste al di fuori della percezione “accademica” delle cose (la conferenza a cui Walter partecipa verte su «la crescita economica nei Paesi in via di sviluppo»), dove è possibile venire arrestati con un pretesto e trasferiti di centro in centro senza possibilità di appello né diritto di parola. Man mano che si acuisce il contrasto tra i due mondi, la passività di Walter va scomparendo, impegnato com’è a cercare di scagionare Tarek e a rassicurare sua madre, Mouna (Hiam Abbass), dotata di una determinazione e di un’energia che lo riscuotono gradualmente dal suo letargo emotivo.

È un film agrodolce, quello di Thomas McCarthy, portavoce di una storia tristemente attuale. Ciò che lo rende così d’impatto, però, è proprio il modo in cui questa storia viene raccontata: con semplicità, senza drammatizzazioni o sentimentalismi. A metà tra la commedia e il dramma, racconta un episodio terribile, che viene però presentato non come raro ed eccezionale ma come “quotidiano”, parte integrante della normalità di moltissime persone in varie parti del mondo e molto più frequente di quanto ci sia possibile comprendere dalla nostra prospettiva privilegiata. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, è un messaggio che vale sempre la pena di ribadire.

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