L’eco dello Spirito

Teologia della coscienza morale

Aristide Fumagalli
Queriniana, Brescia 2012, pp. 464, € 30
Scheda di: 
Fascicolo: aprile 2013

Espressioni come “voce della coscienza” o “obiezione di coscienza” fanno parte del nostro bagaglio linguistico, ma resta difficile definire la coscienza, questa voce «che risuona dentro l’uomo ma come proveniente da altrove» (p. 5). La questione oggi è complessa, dato che varie discipline – psicologia, neuroscienze, diritto, filosofia, teologia – ne danno definizioni diverse. I nodi fondamentali al riguardo ruotano intorno all’interazione di tre aspetti: l’esercizio responsabile della libertà, il ruolo esercitato «dalle condizioni di ordine principalmente biologico, psicologico e socio-culturale dalle quali la libertà inevitabilmente dipende» (p. 16), il riferimento al trascendente. Questa confusione di significati e diversità di approcci ha in parte fatto cadere nel dimenticatoio il tema della coscienza: «né voce di Dio, né voce dell’uomo, la coscienza morale contemporanea risulta semplicemente afona» (p. 129).

Lo studio di Aristide Fumagalli, docente di Teologia morale, interviene proponendo una lettura teologica della coscienza in dialogo con le altre discipline e con il pensiero cristiano, in particolare con le posizioni di Agostino, Tommaso d’Aquino, Alfonso de’ Liguori, John Henry Newman, le affermazioni del Vaticano II e del successivo magistero. Prendendo spunto dalle lettere paoline (ad es. 2 Corinzi 3, 17-18), l’A. inscrive la coscienza «entro la relazione tra l’uomo e Cristo tessuta dallo Spirito» (p. 342). Si superano così letture teologiche dicotomiche della coscienza che accentuano o l’aspetto umano o quello divino. In questa interpretazione «l’inevitabile, benché variabile disposizione della libertà umana nei confronti dello Spirito divino, è all’origine di quel fenomeno che va sotto il nome di “coscienza morale”, fenomeno dovuto all’impatto dell’attrazione dello Spirito con la disposizione che la libertà assume agendo» (p. 359). Utilizzando una metafora, la coscienza è descritta come «l’eco dello Spirito riflessa dalla libertà» (ivi). Essa dà testimonianza «dell’attrazione che lo Spirito esercita sulla libertà, come pure della (re)azione della libertà rispetto allo Spirito» (p. 366). In questo senso «la voce della coscienza non riguarda il “che cosa fare”, ma il “se” fare, non è la comunicazione di un contenuto d’azione, ma di una testimonianza sull’azione» (p. 365).

A partire da questa interpretazione, l’A. rilegge alcuni temi tradizionali relativi alla coscienza, come quello delle varie figure (ad esempio coscienza certa o erronea) e della sua formazione. Affronta poi questioni attuali come la possibilità di confrontarsi nel dibattito pubblico sulle scelte secondo coscienza, non condividendo l’opinione comune «secondo cui la coscienza sarebbe inevitabilmente privata e insindacabile» (p. 379).

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