L'attimo in cui siamo felici
Valerio Millefoglie
Einaudi, Torino 2012, pp. 184, € 13
Che cos’è la felicità? Come si può definirla? Quanto può durare? Queste poche domande, lievi, semplici, quasi infantili, costruiscono l’intelaiatura dell’ultimo romanzo dello scrittore e cantautore Valerio Millefoglie. Costruito con uno stile narrativo innovativo e sperimentale – un linguaggio raffinato che si offre come naturale contrappunto alla semplicità degli interrogativi di partenza – il volume si pone come un interessante crocevia tra biografia, sociologia e narrativa. Il punto di partenza del testo è la morte del padre dell’autore: un taglio netto, un’esperienza talmente dolorosa da riportare alla luce un progetto di documentario-letterario sulla felicità. La sofferenza personale diviene così lo sprone per cercare negli altri le ragioni di una serenità dimenticata, la ragione per scandagliare – con metodi e mezzi che sembrano un folle incontro tra la ricerca sociologica più seria e una performance dadaista – l’umanità e per interrogarsi sulle ragioni più profonde dell’essere al mondo. Millefoglie, nel romanzo come nella realtà, si improvvisa “dottore” e decide di consegnare a persone di ceti diversi e diverse provenienze un questionario chiamato «Terapia della Felicità. Quando e per quanto tempo tutto va bene». Tale operazione, tra il felliniano e l’accademico, trova la sua ragione più profonda nella vita personale dell’autore, che con molta trasparenza si trova a dichiarare: «Potrei diventare davvero l’unico dottore che invece di curare i pazienti, con i pazienti cura se stesso. Ricostruirò la mia felicità assumendo dosi di felicità altrui». I trenta soggetti/personaggi che si sottopongono alla terapia sembrano scelti quasi casualmente: incontri fortuiti, annunci su riviste e bacheche, volantini, conoscenze comuni; ognuno assume però i connotati di un archetipo moderno: il giovane migrante, il senzatetto, l’anziano religioso, il lavoratore precario, la cuoca, la pittrice. Nel conteggio degli attimi felici, negli incontri familiari, nelle vacanze piacevoli dei trenta candidati si compone un mosaico dell’oggi, un ritratto vivido e vivace della nostra società, con le sue aspirazioni e tensioni. Le trenta interviste formano un romanzo a puntate dell’Italia più comune, che racconta le proprie fatiche e gli sconforti, ma anche i proprio obiettivi e le proprie prospettive. La televisione e la parrocchia, il lavoro, lo studio, gli affetti, la dissoluzione dei rapporti familiari, i contrasti generazionali; nulla sfugge all’occhio attento di Millefoglie che documenta con sguardo garbato e poetico le piccole variazioni, i segnali di cambiamento, e tratteggia con poche parole mondi molto vicini e al contempo assai distanti. Un romanzo particolare, che aggiunge ai tanti rapporti statistici sul nostro Paese qualcosa che, per natura, manca agli studi scientifici: l’umano.
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