Impronte e scie

50 anni di Migrantes e migranti

Simone M. Varisco (ed.)
Tau editrice, Todi 2018, 5 voll., € 75
Scheda di: 
Fascicolo: maggio 2019

L’informazione in materia di immigrazione è spesso schiacciata sulla cronaca, con il rischio di far apparire i fenomeni migratori in Italia come un fatto recentissimo e con una prospettiva schiacciata sulla gestione dell’emergenza umanitaria. Il pregio di questi cinque volumi, che ripercorrono la storia dell’impegno della Chiesa italiana per i migranti lungo mezzo secolo, consiste nel restituire un quadro storico più vasto. Dal 1965, anno in cui venne istituito l’Ufficio centrale per l’emigrazione italiana, al 1987, anno della creazione della Fondazione Migrantes, fino ad oggi, molte cose sono cambiate. Da quando mons. Giovanni Battista Scalabrini e mons. Geremia Bonomelli suscitarono la presa di coscienza che la questione migratoria incideva sulla responsabilità dell’episcopato, gli interventi su questo tema da parte dei Pontefici e della Conferenza episcopale si sono succeduti regolarmente. Le problematiche relative alle migrazioni sono divenute un tema ecclesiale prioritario, convocando tutti i livelli della Chiesa, dall’associazionismo all’azione dei vescovi.

Ripercorrere questa storia permette anche di assumere una prospettiva poliedrica sulla mobilità umana: la categoria dei migranti non coincide con quella dei profughi che cercano asilo nel nostro Paese ma include gli italiani all’estero, la mobilità interna, la mobilità dei giovani e degli studenti, le popolazioni rom e sinti presenti da secoli in Italia, il mondo dei circensi e altre categorie lavorative, caratterizzate da spostamenti continui. Un panorama sociale e umano ampio, che testimonia la vitalità di dinamiche sociali complesse, talvolta segnate da sofferenze e da negazioni dei diritti. Inoltre, se il migrante è spesso percepito come portatore di bisogni prevalentemente o esclusivamente materiali, l’impegno ecclesiale si rivolge a tutte le dimensioni della persona: alle necessità relazionali, culturali e spirituali. In tal modo, ricorda che la gestione dei flussi migratori può essere conforme a giustizia solo tenendo in conto la dignità della persona, mai riducibile a forza lavoro, e la complessità dei suoi bisogni e delle sue risorse.

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