Il conflitto in corso non si svolge solamente sul territorio ucraino, ma sta coinvolgendo anche il web, sotto l’aspetto sia dell’informazione, sia della militanza attiva. Sul versante dell’informazione, entrambi i contendenti hanno avviato da tempo un’intensa attività di propaganda. La censura è poi attiva particolarmente in Russia, con la chiusura di alcuni social come Facebook o Twitter, e la minaccia della creazione di una rete alternativa a Internet.
Ma, nella prospettiva della Rete, l’aspetto forse più innovativo che caratterizza questo conflitto è il sostegno che utenti del web di tutto il mondo stanno attuando principalmente nei confronti dell’Ucraina, che si è attivato quasi immediatamente, prendendo la forma sia di azioni offensive nei confronti di persone e istituzioni russe, sia di iniziative di solidarietà.
Il fronte informatico
Da parte dell’Ucraina vi è stata una vera e propria chiamata alle armi, con il vicepremier Mykhailo Fedorov che il 26 febbraio 2022 su Twitter ha invitato gli esperti informatici a unirsi alla sua causa impegnandosi sul “Cyber front”. Per coordinare le azioni, Fedorov ha aperto il canale Telegram “IT ARMY of Ukraine”, che in poche ore è stato raggiunto da centinaia di migliaia di utenti.
Gli hacker che gravitano attorno ad Anonymous – un collettivo di esperti di tecnologia dai confini non precisi che più volte è intervenuto su obiettivi politici – si sono invece segnalati per diverse operazioni cyber di successo: ad esempio sono riusciti a trasmettere su alcuni canali russi immagini “reali” della guerra o l’inno nazionale ucraino, e hanno dichiarato di avere violato la rete informatica del Centro di controllo dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos, che controlla i satelliti.
Molti scambi sulle modalità di attacco avvengono su bacheche di messaggistica IRC (Internet Relay Chat). Anche in questo caso, così come per Telegram, gli scambi sono pubblici, e quindi visibili anche dai nemici, ed è per questo che spesso le discussioni si riorientano verso “stanze” private. Una di queste ha tra i propri obiettivi rendere inagibili le infrastrutture militari, finanziarie, o legate al settore dei trasporti e dell’energia di Russia o Bielorussa, ma al suo ingresso si è accolti da un monito importante: «Do NOT attack any health/education related services as hospital…». Gli attacchi informatici non devono mai avere come obiettivo ospedali, scuole o analoghe strutture.
Solidarietà via web
L’attivismo non è riservato solamente a chi ha competenze da hacker. Ad esempio, alcuni utenti hanno scoperto che si poteva aggirare la censura putiniana recensendo su Google Maps locali e ristoranti russi, ma utilizzando le recensioni per postare slogan contro la guerra. Ancora, il sito di prenotazione di alloggi per le vacanze Airbnb è diventato uno strumento per sostenere economicamente i cittadini dell’Ucraina, saltando ogni mediazione.
Migliaia di persone da tutto il mondo stanno prenotando “vacanze” nelle zone del conflitto, pagando direttamente i proprietari degli alloggi, pur sapendo che non potranno mai recarvisi. Airbnb ha rinunciato a ogni commissione su questo tipo di prenotazioni. Sul versante dell’accoglienza, social come Facebook, Telegram o Twitter sono diventati un luogo dove ci si organizza per aiutare i profughi.
Il web è attivo anche contro la censura, con siti che trasmettono in continuazione notizie e diventano collettori di informazioni non filtrate. Ad esempio, il canale r/ukraine/ su Reddit.com offre finestre continue sulle proteste che avvengono in Russia.
Un conflitto globalizzato
Queste sono solo alcune delle iniziative in corso, sufficienti tuttavia a dimostrare come questa guerra sia già un conflitto globale, nel senso che vede la partecipazione diretta di cittadini da tutto il mondo.
La percezione di essere di fronte a un’aggressione non motivata da parte della Russia ha innescato una molteplicità di iniziative in tutto il globo che, per la prima volta, non riguardano solo il versante della solidarietà, ma in alcuni casi hanno anche risvolti militari: è il caso ad esempio di un attacco hacker ai treni che dalla Bielorussia arrivano in Ucraina con materiale bellico, un’azione che potrebbe essere stata compiuta da chiunque, anche da un ragazzo americano dalla sua stanza.
La guerra è già diventata globale, così come globali sono l’informazione – che supera ogni tentativo di censura – e la solidarietà. Nella speranza che sia quest’ultima a prevalere.
Andrea Carobene è Giornalista e direttore di Baia (Business artificial intelligence agency). Leggi gli ultimi articoli dell'Autore pubblicati su Aggiornamenti Sociali.