Si può parlare di Gesù partendo dalla strada e dai quartieri della propria città. Ecco l’annuncio che fanno in coro il vescovo Corrado Lorefice, Anna Staropoli e don Vito Impellizzeri con l’esempio concreto di Palermo.
Sulla spinta dell’ultima enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, si vuole cercare o ricreare la fraternità sociale soprattutto nei contesti più fragili della città, che sono ben identificati in quartieri simbolo, con l’aiuto di poeti sociali, ripartendo dai miti che abitano la strada e i mercati rionali, quale quello della Vucciria, dipinto da Guttuso e posto sulla copertina.
Palermo, soprattutto nei suoi abitanti più emarginati ma non solo, vive diverse crisi: politica, lavorativa, educativa e culturale. A esse si aggiunge anche un male persistente: la mafia e la sua cultura.
I problemi vengono denunciati con grande lucidità da tutti gli AA. Diverse però sono le possibili risposte: ripartire dalla tenerezza, rilanciare le comunità aiutandole a sollevarsi da sole, cercare di leggere questa realtà cogliendo come e in che modo lo Spirito agisce.
La pluralità degli sguardi e delle prospettive aiuta a dare concretezza e profondità, lasciando però l’opera incompiuta. La sequela richiede il coraggio di fare propria l’ospitalità di un Dio che entra nel mondo in Gesù, che abita la realtà plurale che sperimentiamo; significa essere cittadini creativi che partono dal desiderio che apre al futuro piuttosto che dal bisogno che rende passivi e che può portare a incatenarsi alle logiche mafiose. Il tutto vissuto nella quotidianità e, a volte, nella apparente banalità di gesti di fraternità che abitano le nostre giornate e i nostri incontri.
Questo nuovo tempo della charis si vive concretamente a Danisinni o all’Albergheria, quartieri di Palermo, esempi di un modello reale e non solo retorico.
Palermo come Gerico: l’incontro con il Cristo è possibile, da accogliere, da praticare.