Il servizio pubblico

Storia culturale delle televisioni in Europa

Massimo Scaglioni (ed. edizione italiana)
Vita & Pensiero, Milano 2015, pp. 264, € 25
Scheda di: 
Fascicolo: ottobre 2015
Cos’è l’Europa della televisione? Il servizio pubblico. È da questa convinzione che prende le mosse il testo Il servizio pubblico. Storia culturale delle televisioni in Europa, pubblicato alcuni anni fa in francese da Jérôme Bourdon e attualmente disponibile nell’edizione italiana curata da Massimo Scaglioni per Vita & Pensiero.

In questo libro l’A., professore presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Tel Aviv, affronta per la prima volta in maniera sistematica una storia comparativa delle principali esperienze di servizio pubblico televisivo che hanno attraversato il continente (almeno nella sua parte occidentale), cercando di capire per quale motivo nelle popolazioni europee fatica a radicarsi e germogliare un comune senso di appartenenza e tentando di individuare i successi (o più spesso i fallimenti) a cui ogni tentativo di unificazione del sentimento europeo attraverso la televisione e i suoi contenuti è andato incontro.

L’A. si sofferma su cinque casi (Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Spagna) senza disdegnare incursioni in altre nazioni chiave, come i Paesi scandinavi o quelli del Benelux, alla ricerca dell’essenza del servizio pubblico televisivo, quel complesso mix di elementi istituzionali, giuridici, organizzativi e linguistici che ha plasmato la storia del mezzo per interi decenni. La chiave, come suggerisce Scaglioni nella prefazione all’edizione italiana, sta prima di tutto nel depurare il servizio pubblico da alcune mitologie polverose che si è trascinato negli anni: quella tecnologica, quella del controllo, quella pedagogica e infine quella dell’audience. Quattro miti che il testo di Bourdon cerca di smontare per concentrarsi piuttosto sulle ambizioni più alte che devono permeare il servizio pubblico nella sua funzione di collante europeo: un’ambizione culturale e una politica, non separabili ma destinate a integrarsi per «trasmettere alla popolazione […] un sapere che le consenta di raggiungere una forma di emancipazione e realizzazione» e allo stesso tempo «fornire conoscenze che permettano di partecipare al dibattito democratico» (pp. 236-237).

Perché, e qui davvero sta il cuore della riflessione di Bourdon, stretto tra una logica iper-competitiva e miopi ripiegamenti nazionalistici, il servizio pubblico ha un senso solo se riscopre la propria missione insostituibile sul terreno della democrazia, della partecipazione, dell’apertura di spazi di accesso e confronto.


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