Il nuovo Bauhaus europeo

Fascicolo: dicembre 2020

Tra le priorità politiche della Commissione europea occupa un posto di rilievo l’impegno a innovare il sistema economico dei Paesi dell’Unione Europea (UE), per far fronte alle conseguenze prodotte dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale. In particolare, il Green Deal europeo – così è stato chiamato il piano che raccoglie le varie azioni in questo ambito – si propone di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero nel 2050 (cfr Simonato A., «Il Green Deal europeo», in Aggiornamenti Sociali, 4 [2020] 340-341). Il conseguimento di questo obiettivo richiede una serie di interventi di carattere prevalentemente tecnico. Tuttavia, nelle intenzioni della Commissione, il Green Deal europeo ha un’ambizione ben più profonda: realizzare un cambio sistemico, che coinvolga l’intera società, facendo leva sulle capacità creative e innovative dei vari settori strategici interessati da questo processo. Alla base vi è l’intuizione che gli sforzi per invertire l’attuale trend non possono essere confinati al piano economico o ambientale, ma è necessario un nuovo progetto culturale.

Proprio in questa prospettiva si inserisce l’annuncio, avvenuto lo scorso 14 ottobre, del lancio del nuovo Bauhaus europeo, il cui nome immediatamente richiama lo storico movimento di architettura e design, nato in Germania all’indomani della Prima guerra mondiale, la cui influenza si estese a livello internazionale. Presentando il nuovo Bauhaus europeo, la presidente von der Leyen l’ha definito «una piattaforma collaborativa del design e della creatività», a cui possono partecipare architetti, artisti, scienziati, ingegneri, designer e chiunque desideri contribuire «per connotare il Green Deal europeo in maniera innovativa e antropocentrica, rendendolo più attraente», in modo tale che tutti possano percepire e vivere la transizione verde (von der Leyen U., Il nuovo Bauhaus europeo, 15 ottobre 2020, in <https://ec.europa.eu>).

La ricerca di un nuovo stile, in grado di coniugare sostenibilità, inclusività ed estetica, si focalizza innanzi tutto sul settore edilizio, uno dei più inquinanti a causa dei materiali maggiormente usati, come il cemento e l’acciaio, che richiedono grandi quantità di energia nei processi produttivi e rilasciano direttamente CO2 attraverso reazioni chimiche. Da qui l’idea di creare uno spazio creativo per sperimentare l’utilizzo di materiali naturali come il legno o il bambù, per tenere in conto gli ecosistemi e coniugare sostenibilità e riutilizzabilità, in cui fin dalla progettazione gli architetti si lascino ispirare dalla natura. Anche in questo ambito un contributo importante può venire dall’impiego delle risorse offerte dalla rivoluzione digitale, basti pensare ad esempio alle possibilità aperte dalle simulazioni informatiche.

A motivare questa scelta non vi sono però solo le considerazioni legate all’impatto ambientale. Le modalità adottate per la costruzione dei luoghi in cui viviamo, tanto le abitazioni quanto gli insediamenti urbani, hanno un’influenza indubbia sulla qualità della nostra vita, delle relazioni, della salute. Per questo, a fianco dell’innovazione tecnologica, l’attenzione si concentra anche sul profilo estetico, nella convinzione che «ciò che è necessario può essere anche bello, che lo stile e la sostenibilità vanno di pari passo» (ivi).

Più concretamente il nuovo Bauhaus europeo è stato concepito come uno spazio per le arti e la cultura, in cui i partecipanti possano ritrovarsi e confrontarsi in forum di discussione, laboratori di sperimentazione e hub di reti mondiali ed esperti, divenendo un punto di riferimento per i cittadini interessati e un acceleratore di soluzioni innovative.

Lo sviluppo del nuovo movimento è stato scandito in tre fasi. La prima è di carattere progettuale: le varie professionalità coinvolte (architetti, designers, artisti, imprenditori, ingegneri, scienziati, esperti del settore digitale, studenti) potranno contribuire a definire meglio l’idea alla base del nuovo Bauhaus europeo. Nella seconda fase, che inizierà nel corso del 2021, saranno selezionati cinque progetti, realizzati in diversi Stati membri, imperniati sulla sostenibilità, l’arte e la cultura, con una specifica attenzione alla realtà locale in cui saranno sviluppati. Ciascun progetto si concentrerà su un tema diverso: materiali da costruzione naturali, efficienza energetica, demografia, mobilità, innovazione digitale verde. Nell’ultima fase, dal 2023, l’obiettivo sarà di diffondere in Europa e non solo le idee e le acquisizioni emerse dai vari progetti, attraverso la creazione di apposite piattaforme e spazi creativi e i poli delle conoscenze Bauhaus (l’individuazione di tecnologie e materiali, l’uso di big data e intelligenza artificiale, il coinvolgimento dei portatori d’interessi e dei cittadini).

Il nuovo Bauhaus europeo è stato, pertanto, concepito come un ambizioso movimento, che si propone di creare «un ponte tra il mondo della scienza e della tecnologia e il mondo dell’arte e della cultura» (Comunicato stampa UE, 14 ottobre, in <https://ec.europa.eu>), oltre ad accrescere la sensibilità dei cittadini per i temi della sostenibilità. Proprio il ruolo riconosciuto all’interdisciplinarietà, intesa in questo modo ampio, costituisce uno degli aspetti di maggiore interesse della nuova iniziativa europea, insieme alla constatazione che la transizione ecologica non è solo un processo tecnologico ma anche culturale, e per questo è necessario dare spazio e valorizzare tutte le espressioni, incluse quelle estetiche, che possono contribuire a rinnovare la consapevolezza dei cittadini al riguardo.

La scommessa dietro al Bauhaus è che una sollecitazione proveniente dalle istituzioni, quindi calata “dall’alto” e non nata spontaneamente dalla base, sia in grado di tradursi in un cambio culturale e non resti chiusa nei luoghi di ideazione ed elaborazione. L’esito ultimo dipenderà in gran parte dalla capacità dei responsabili di coinvolgere in modo quanto più ampio possibile le forze innovative già presenti sui territori e di lasciare spazio alle dinamiche creative.

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