Il movimento brasiliano Sem Terra. Una lunga lotta contadina contro il latifondo e le multinazionali

Aldo Marchetti
Carocci, Roma 2022, pp. 228, € 28
Fascicolo: novembre 2022

Il Movimento brasiliano MST (Movimento dos trabalhadores rurais sem terra) si autodefinisce come un movimento sociale di massa, autonomo, a carattere sindacale, popolare e politico che ha come obiettivo l’attuazione della riforma agraria ma che propone anche un progetto popolare per il Brasile (p. 83, nota 9). Si sviluppa nel contesto di uno stato di belligeranza costante, ora latente, ora manifesto, i cui motivi riguardano la proprietà della terra e le modalità del suo utilizzo (cfr p. 257).

Il testo che consideriamo è una presentazione del Movimento, delle sue origini storiche, dei suoi successi e della incessante contrapposizione tra i lavoratori della terra e i grandi proprietari terrieri, promuovendo l’occupazione delle terre incolte in un Paese dove non si è mai attuata una riforma agraria efficace. In questa attenta presentazione, l’A. si avvale anche di testimonianze dirette, avendo partecipato a diverse assemblee del Movimento e intervistato i protagonisti. Il libro analizza anche alcuni “casi” di occupazione di terreni e di costituzione di aree abitative, che permettono di capire meglio modalità e spirito della protesta.

Si tratta di un’opera documentatissima, in cui emergono alcuni tratti particolarmente significativi. Anzitutto la sensazione di una grande coralità: nel Movimento si ricordano, sì, alcune figure particolari, che hanno espresso una reale leadership, ma è tutto un popolo che cammina verso una crescita nella consapevolezza dei propri diritti e nel coraggio di difenderli anche a costo di grandi sacrifici. L’MST organizza più di 600mila famiglie di lavoratori della terra. Una parte importante del lavoro e della riflessione è sostenuta dalle donne, che hanno maturato nel corso degli anni una consapevolezza e manifestato una creatività di protesta stupefacenti.

Un secondo elemento importante che l’A. fa emergere con chiarezza è la scarsa, o nulla, volontà delle istituzioni di risolvere veramente l’annoso problema della riforma agraria. Nel Congresso brasiliano (il Parlamento), i proprietari terrieri, i fazendeiros, presenti nelle file dei diversi schieramenti politici, rappresentano una forza capace di frenare ogni serio tentativo di riforma. La legge protegge il principio della proprietà privata che rafforza i fazendeiros, i quali diventano più violenti e arbitrari; il popolo da parte sua si conferma nella convinzione che la forza possa ottenere con più sicurezza ciò che la legge non garantisce. È stato coniato uno slogan, che maschera un ossimoro inquietante: “modernizzazione conservatrice”, uno slogan che permette di immaginare soluzioni geniali e che fornisce tutti i freni per non realizzarle.

Parte importante della riflessione offerta dall’A. è la ricostruzione delle radici storiche del MST: sullo sfondo si stagliano le conseguenze dello schiavismo e quelle dei diversi movimenti di ribellione che l’hanno combattuto. Troviamo descritte realtà come i Quilombos (comunità di persone sfuggite alla schiavitù), figure popolari come i cangaceiros, i grileiros, il “bandito” Lampião, o il leggendario Padre Cìcero, ancora oggi venerato nell’immenso Nordest del Paese. L’MST ha radici lontane e nutre ancora la speranza di tante persone di riuscire a far valere i propri diritti davanti allo strapotere dei ricchi.

Un’ultima sottolineatura: il testo fa spesso riferimento all’azione della Chiesa cattolica in particolare, sia nell’assistenza ai membri del Movimento, sia nella preparazione di leaders, sia nel coltivare una mentalità di riscatto e di liberazione, nella realizzazione delle comunità di base, che dall’incontro ecclesiale di Medellin (1968) in poi sono divenute pratica frequente in molte diocesi del Brasile.

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