Al fine di soccorrere i profughi della guerra, il Jesuit Refugee Service (JRS) Europe e la Compagnia di Gesù si stanno muovendo a livello globale per dare immediato supporto all’Ucraina e ai Paesi confinanti.
Ucraina: in aiuto di chi scappa e dei rifugiati interni
In Ucraina il JRS è presente nella città di Lviv, dove la situazione, affermano, è ancora relativamente tranquilla. Molte persone giungono qui da altre parti dell’Ucraina, la maggior parte delle quali è diretta verso il confine con la Polonia e necessita di un posto dove passare la notte. Attualmente, la casa per rifugiati di Lviv insieme alla casa per ritiri dei Gesuiti hanno quindi assunto la funzione di luogo di transito e soggiorno momentaneo per chi si prepara a uscire dal Paese.
Romania: JRS in prima linea
Tra il 24 e il 28 Febbraio, 70 mila persone hanno attraversato il confine tra Ucraina e Romania. Circa 30 mila si sono poi rapidamente dirette verso i Paesi dell’Unione Europea, mentre altre 28 mila hanno scelto di rimanere. Solo una piccola minoranza ha poi inoltrato ufficialmente richiesta di asilo; pertanto, la gran parte di queste persone ha diritto, in questo momento, allo status legale di migrante e non di richiedente asilo.
I cittadini e le autorità rumene stanno accogliendo le persone con grande sollecitudine, riferisce il JRS. Da un lato, la sezione rumena del JRS sta supportando i centri per i richiedenti asilo che si trovano sui confini, fornendo beni di prima necessità e operando una mediazione tra donatori privati, organizzazioni governative e rifugiati. Dall’altro, sta offrendo supporto a questi ultimi per raggiungere aeroporti e stazioni ferroviarie.
Polonia e Ungheria: creare e supportare infrastrutture di accoglienza
La Polonia è, ad oggi, il Paese che ha ricevuto il maggior numero di rifugiati dall’Ucraina. Molti di loro si fermano da parenti e amici, oppure proseguono il viaggio verso l’Europa. In Polonia il JRS offre i servizi di assistenza di base, e si sta organizzando per procurare anche supporto psicologico, amministrativo o legale dove necessario.
L’Ungheria sta invece ricevendo un minor numero di profughi, fra i quali sono da contare gli ungheresi che vivevano al di là del confine con l’Ucraina. La popolazione ha reagito in modo molto accogliente alla volontà del governo di dare aiuto ai rifugiati, riporta il JRS, che nel Paese rappresenta al momento una piccola presenza. Sebbene l’Ungheria sia solitamente un Paese di transito, il JRS ritiene che, se l’emergenza dovesse prolungarsi, alcuni ucraini potrebbero considerare di fermarvisi più a lungo; ci si sta perciò organizzando anche per offrire possibilità di soggiorno a medio-lungo termine.
Sud-est Europeo: si prepara la “seconda linea”
Se il conflitto dovesse persistere, anche Paesi come Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Kosovo e Macedonia si prepareranno a ricevere i profughi ucraini: ben presente nella memoria è qui il ricordo dell’esperienza della crisi di Crimea del 2014. Potenziali luoghi di accoglienza vengono cercati al momento fra parrocchie, case di Gesuiti e famiglie. Si stanno inoltre stabilendo relazioni con autorità governative e locali, come nel caso della città di Zagreb, in Croazia, al fine di essere pronti ad ospitare nuovi rifugiati, se sarà necessario.
Unione Europea: advocacy per una risposta di vera accoglienza
Il JRS ha accolto positivamente anche l’intenzione unitaria degli Stati membri dell’UE di offrire rifugio e assistenza al popolo ucraino, concretizzatasi soprattutto attraverso l’attivazione dello strumento della Direttiva di Protezione Temporanea. Sottolinea che bisognerà continuare a far sì che a tutte le persone che fuggono dal conflitto sia permesso di lasciare l’Ucraina, indipendentemente dalla propria nazionalità. Anche agli ucraini che già si trovavano al di fuori del Paese allo scoppio della guerra, inoltre, sarà importante riconoscere le medesime esigenze di protezione.
La strada per continuare a far fronte in modo adeguato a questa emergenza, sostiene infine il JRS, passerà poi attraverso uno schema di condivisione della responsabilità che i Paesi dell’Unione Europea potranno elaborare congiuntamente. Tale schema richiederà chiare misure di ricollocamento dei rifugiati, insieme a procedure per facilitare il rimpatrio di tutti coloro che, non essendo ucraini, hanno dovuto comunque lasciare l’Ucraina e desiderano fare ritorno nei propri Paesi di origine.