Il fondamentalista riluttante

Mira Nair
USA-Gran Bretagna-Qatar 2012, Thriller, 130 min
Scheda di: 
Fascicolo: dicembre 2015
Girato dalla regista indiana Mira Nair, che da diversi anni vive a New York, e tratto dall’omonimo romanzo di Mohsin Hamid, il film racconta l’itinerario di Changez, un giovane pakistano formatosi negli Stati Uniti e rientrato nella sua patria dopo l’11 settembre 2001. Diviso tra l’amore per il Paese del sogno americano e il rifiuto dell’arroganza della sua politica, Changez sceglie che posizione avere in un mondo sempre più segnato dai fondamentalismi.

«Mai fidarsi delle apparenze»: con questa parola Changez esordisce a raccontare la propria vita al giornalista Bobby Lincoln, chiedendogli di ascoltare fino in fondo, fino all’ultima parola.

In un bar frequentato dagli studenti a Lahore, la seconda più grande città del Pakistan e una delle più popolose del mondo, ha luogo l’incontro tra questi due uomini, che, sebbene cittadini di due Paesi fisicamente e culturalmente distanti (Pakistan e Stati Uniti), hanno qualcosa che li accomuna: ciascuno ha vissuto a lungo nel mondo dell’altro e ne conosce la lingua. Changez parla l’inglese con impeccabile accento britannico e ha imparato la lingua del liberalismo economico occidentale negli anni trascorsi negli Stati Uniti, prima come studente a Princeton, poi come ambizioso e brillante analista finanziario a Wall Street. Billy, che conosce l’urdu, da tempo ormai vive tra Afghanistan e Pakistan raccontandone la realtà nei suoi articoli e libri.

Gli eventi dell’11 settembre sconvolgono le vite di entrambi. Dopo l’attentato Changez è oggetto di pregiudizi e sospetti a causa della sua nazionalità. Le sue relazioni (frequentava una giovane artista americana) e il suo lavoro sono progressivamente travolti dagli eventi. In bilico tra la sua famiglia e la sua patria (e un padre, poeta, che non approva la sua professione) e la sua vita americana in cui si sente sempre più estraneo, Changez non si riconosce più, sente di non aver un’identità. Per questo decide di ritornare in Pakistan e impegnarsi nell’insegnamento universitario. Billy continua a lavorare nei Paesi orientali, ma la sua iniziale opposizione all’intervento militare lascia il posto alla disillusione e alla collaborazione con la CIA.

I due uomini non sono amici: il loro incontro è dovuto al rapimento di un docente americano dell’Università locale a opera di un gruppo di estremisti in cui Changez è sospettato di essere coinvolto. In questa situazione drammatica, il giovane professore pakistano chiede al suo interlocutore un ascolto etico, scevro da pregiudizi e attento per poter andare al di là delle letture semplicistiche della realtà. Si tratta di un ascolto esigente – e Bobby non ne sarà sempre all’altezza – per una storia difficile da raccontare, non essendo riconducibile in modo netto alle categorie di amico-nemico, buono-cattivo. Una storia che è un percorso di formazione per giungere a una scelta consapevole, quella compiuta da Changez di rifuggire tutte le forme di fondamentalismo mascherate da valori fondamentali da tutelare, sia che si tratti di un’economia, che non si cura delle conseguenze sulle persone delle scelte compiute, o di un terrorismo che si basa su una distorta idea della fede in Dio.



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