In un prezioso e agile volume,
Francesco Barbagallo, professore
emerito di Storia contemporanea
nell’Università di Napoli Federico
II, passa in rassegna i principali
cambiamenti a livello mondiale
degli ultimi 75 anni, dalla fine
della Seconda guerra mondiale al
2020. «All’alba del terzo decennio
del XXI secolo, il mondo appare
in continuo, rapido cambiamento.
L’accelerazione del tempo storico
ha conosciuto una intensità eccezionale.
[...] Si sono realizzati processi
di profonda ristrutturazione
delle relazioni mondiali, che hanno
portato grandi innovazioni nei
sistemi produttivi e molteplici trasformazioni
nei rapporti tra uomini
e donne nei diversi continenti»
(pp. VII-VIII).
Nell’arco temporale
preso in considerazione,
l’A. distingue
almeno quattro
differenti fasi di
profonda trasformazione.
Il primo
periodo, che
inizia nel 1945, è
definito come “l’età
dell’oro”. È il tempo
del bipolarismo tra
Stati Uniti e Unione
Sovietica, dell’avvio
del vasto processo di
decolonizzazione, del diffuso sviluppo industriale in Occidente
e in Giappone e dell’affermarsi
dello Stato sociale in Europa
occidentale. Nei primi anni ‘70, la
fine della convertibilità del dollaro
in oro e dei cambi fissi, a cui si aggiunge
la crisi petrolifera, apre una
crisi a livello mondiale, che riguarda
lo stesso capitalismo.
La seconda fase, dalla metà degli
anni ‘70 al 1991, si caratterizza per
il dominio della finanza, l’affermarsi
della dimensione transnazionale
dell’economia e la rivoluzione informatica.
È il tempo della società
in rete e del capitalismo “informazionale”,
secondo l’accezione
introdotta dagli studi del sociologo
Manuel Castells. In Oriente
si espande fortemente il mercato,
guidato dallo Stato, che in Cina
è tutt’uno con il Partito,
mentre in Occidente
inizia la crisi della
politica e della democrazia.
Questa
fase si chiude con
il crollo dell’Unione
Sovietica, la
fine della Guerra
fredda e del mondo
bipolare.
La terza fase vede
l’affermarsi della
globalizzazione e
l’avanzata dell’Asia,
l’introduzione dell’euro, le grandi migrazioni e il
terrorismo islamico. Sono anni di
crescita globale, in cui si sviluppa
la cultura della virtualità e il tempo
acrono, privo di storicità. La fase
più recente si sviluppa nel secondo
decennio del XXI secolo, con
la crisi profonda delle politiche
neoliberistiche, che avevano dominato
per un trentennio. Profondi
cambiamenti trasformano il mondo
digitale, contraddistinto da un nuovo
insieme tecnologico che spazia
dall’intelligenza artificiale, all’Internet
of things e al 5G. Il capitalismo
informazionale cede il passo al
capitalismo della sorveglianza. L’A.
nota che a Occidente si degradano
il lavoro umano e la democrazia,
mentre crescono la disuguaglianza
e il malessere tra i ceti meno privilegiati.
Il bipolarismo è tra Stati Uniti/
Cina: le grandi entità statali riprendono
potere a scapito del mercato.
L’epilogo è dedicato alla pandemia,
la cui esplosione è definita
il cambiamento più grande dalla
Seconda guerra mondiale, con una
presa d’atto attenta e documentata
a fine anno 2020.
L’opera si avvale di una prosa
lineare e di uno stile essenziale
nell’analisi dei grandi cambiamenti
nel periodo preso in considerazione,
offrendo al lettore strumenti
per farsene una ragione e non essere
solo uno spettatore passivo.
Va sottolineata l’attenzione che lo
storico dedica al mondo dell’economia,
alle sue trasformazioni e
alle conseguenze sociali in termini
di crescita delle disuguaglianze
sulle popolazioni. È veramente
pregevole e documentata per ogni
profano la presentazione della
seconda rivoluzione digitale e del
suo impatto socioeconomico.