Questo testo è una traduzione di un articolo pubblicato il 9 marzo 2022 da The Conversation sotto licenza Creative Commons. Vai all'articolo originale. Immagine: Russia-Africa Summit tenutosi a Sochi, Russia (2019). Fonte: GovernmentZA via flickr.com.
Di Joseph Siegle, Director of Research, Africa Center for Strategic Studies, University of Maryland
È opinione comune che l’obiettivo dell’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin sia quello di installare un regime fantoccio che si pieghi agli interessi di Mosca. Se è così, questo approccio sarebbe coerente con quello tenuto dalla Russia in Africa degli ultimi anni. Seguendo il copione che ha adottato in Siria, la Russia ha sostenuto alcuni mandatari in Libia, Repubblica Centrafricana, Mali e Sudan. Mosca ha anche messo gli occhi su un’altra mezza dozzina di leader africani che affrontano vari gradi di vulnerabilità. In tutto questo, gli interessi sovrani dei cittadini africani hanno ceduto il passo alle priorità russe.
Questa strategia di cooptazione delle élite favorisce efficacemente gli obiettivi strategici della Russia in Africa. Questi includono, in primo luogo, l’acquisizione di una testa di ponte nel Mediterraneo meridionale e nel Mar Rosso, mettendo la Russia in grado di minacciare il fianco meridionale della NATO e le strozzature della navigazione internazionale. In secondo luogo, dimostrare il proprio status di Grande Potenza, i cui interessi devono essere presi in considerazione in ogni regione del mondo. Terzo, scalzare l’influenza occidentale in Africa, minando il sostegno alla democrazia.
La Russia ha spesso usato strumenti illegali per perseguire i suoi obiettivi nel continente. Ha schierato mercenari, condotto campagne di disinformazione, interferito nelle elezioni e barattato armi con risorse. Questo approccio a basso costo e ad alto rendimento ha permesso a Mosca di espandere la sua influenza in Africa in modo più rapido, probabilmente, di qualsiasi altro attore internazionale dal 2018, anno in cui la Russia ha intensificato i suoi impegni in Africa.
Purtroppo per i cittadini africani, queste tattiche sono tutte intrinsecamente destabilizzanti. Inoltre, il risultato è l’esautorazione e la diminuzione della sovranità africana. L’espansione dell’influenza russa porta con sé una visione cupa per l’Africa. Di fatto, la Russia sta cercando di esportare in Africa il suo modello di governo: quello di un regime autoritario, cleptocratico e transazionale. Questo è particolarmente problematico perché ci sono alcuni leader africani che sono più che contenti di seguire questa strada. Non importa che questo diverga completamente dalle aspirazioni democratiche della stragrande maggioranza dei cittadini africani.
Il voto delle Nazioni Unite sull’invasione della Russia in Ucraina fornisce un’utile lente per capire le relazioni tra Mosca e alcuni Paesi africani, rivelando uno spettro di norme di governance e programmi per l’Africa. Alla luce di tutto questo, è possibile leggere le scelte di alcuni gruppi di Paesi africani, che si impegnano con la Russia, con conseguenze di vasta portata per la democrazia, la sicurezza e la sovranità nel continente.
Burattini, mecenati e respingimenti
La risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che condanna l’aggressione russa ha raccolto solo un voto africano contrario, quello dell’Eritrea. Questo è stato accompagnato da forti denunce dell’attacco russo all’Ucraina da parte dell’Unione Africana (UA) e della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Anche l’attuale presidente dell’UA, il presidente del Senegal Macky Sall, e il presidente della Commissione dell’UA Moussa Faki Mahamat hanno criticato l’ingiustificata guerra della Russia.
In totale, 28 dei 54 Paesi africani hanno votato per condannare l’invasione russa, 16 si sono astenuti e 9 non hanno votato. Nel complesso, il voto è stato un notevole ammonimento rivolto a Mosca da parte del continente africano, in cui molti leader hanno una visione del mondo plasmata da una posizione di non allineamento, da crudi retaggi della guerra fredda, dalla politesse diplomatica africana e dal desiderio di rimanere neutrali nelle rivalità tra grandi potenze.
Il voto ha anche rivelato una crescente segmentazione delle norme di governance in Africa. E mostra che le relazioni africane con la Russia da qui in avanti non saranno uniformi, ma nemmeno bruscamente invertite.
I Paesi africani che si sono astenuti o che non hanno votato, lo hanno fatto per svariate ragioni. Ovviamente i Paesi non disposti a condannare la Russia erano quelli i cui leader sono stati cooptati da Mosca, tra cui Faustin-Archange Touadéra nella Repubblica Centrafricana, il tenente generale Abdel Fattah al-Burhan in Sudan e il colonnello Assimi Goïta in Mali. Questi leader, privi di legittimità interna, dipendono dal sostegno politico e mercenario di Mosca per mantenere il potere.
Una seconda categoria tra i Paesi che si sono astenuti o non hanno votato è quella dei leader che hanno legami di patronato con la Russia. Chi detiene il potere in Algeria, Angola, Burundi, Guinea, Guinea Equatoriale, Madagascar, Mozambico, Sud Sudan, Uganda e Zimbabwe beneficia di armi, disinformazione o copertura politica russa. Questi leader, inoltre, non hanno alcun interesse nei processi democratici che potrebbero minacciare il loro controllo del potere.
Altri che si sono astenuti o non hanno votato lo hanno fatto probabilmente per ragioni ideologiche radicate nelle loro tradizioni di non allineamento. Tra questi vi sono Marocco, Namibia, Senegal e Sudafrica. Sebbene possano mantenere legami con Mosca, sono inorriditi dalle azioni imperialistiche della Russia. In generale, sostengono la difesa del diritto internazionale per mantenere la pace e la sicurezza.
Tra quanti invece hanno votato per condannare l’invasione ci sono le principali democrazie africane e i Paesi che stanno costruendo un processo di democratizzazione: Botswana, Capo Verde, Ghana, Malawi, Mauritius, Niger, Nigeria, Kenya, Seychelles, Sierra Leone e Zambia, con un mix di motivazioni. Ma ho calcolato che il punteggio mediano di libertà globali per questo gruppo di 28 Paesi, basato sulle valutazioni annuali di Freedom House, su una scala da 0 a 100, è di 20 punti più alto di quelli che non hanno votato la risoluzione (cfr. freedomhouse.org)
Il potente discorso dell'ambasciatore del Kenya alle Nazioni Unite, Martin Kimani, in difesa del rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e della risoluzione delle differenze con mezzi non violenti, incarna le opinioni di questo gruppo di Paesi e il suo sostegno a un ordine basato sulle regole. Molti hanno anche preso l’iniziativa di condannare l’ondata di colpi di Stato nel continente e la possibilità per i leader di essere eletti per il terzo mandato.
Priorità d’azione
Se il passato è un’indicazione, ci si può aspettare che la Russia intensifichi la sua campagna di influenza in Africa come reazione al suo isolamento internazionale dopo l’invasione dell’Ucraina. Per mitigare le influenze negative della Russia, gli attori africani e internazionali che desiderano promuovere un ordine democratico e basato sulle regole per il continente dovrebbero fare alcuni passi decisivi.
Il primo è quello di investire in istituzioni democratiche e partner democratici. I pesi e contrappesi democratici sono il miglior baluardo contro le influenze esterne. Secondo, i colpi di Stato e la possibilità per i leader di essere eletti per il terzo mandato devono essere condannati con forza. In terzo luogo, costruire la professionalità e lo spazio dei giornalisti africani è particolarmente vitale. Senza un discorso libero e informato, è difficile avere un dialogo nazionale sulle priorità e le preferenze. O ritenere i leader politici responsabili delle loro azioni. Quarto, occorre far rispettare la Convenzione sull’eliminazione del mercenarismo in Africa, entrata in vigore nel 1985. Questa proibisce legalmente agli Stati africani di permettere ai mercenari di entrare nel loro territorio e dovrebbe essere impiegata per bandire la compagnia militare privata russa Wagner dal continente. Quinto, ci deve essere un investimento nelle forze armate professionali dell’Africa. Questo rafforzerà la democrazia. Un numero crescente di eserciti africani si è politicizzato. Questo ha contribuito alla recrudescenza dei colpi di Stato e all’uso dei militari come strumento coercitivo contro gli avversari politici.
Anche il rafforzamento dell’azione dei cittadini africani è fondamentale. Le influenze russe possono essere mitigate rafforzando la società civile africana per assicurare che le voci indipendenti non vengano smorzate. La società civile può anche aumentare il controllo e la trasparenza dei contratti opachi che tendono a fornire il clientelismo che sostiene i regimi cooptati.
Un altro mezzo per migliorare l’azione africana è sostenere gli sforzi delle organizzazioni regionali africane come l’Unione Africana. L’UA e le comunità economiche regionali hanno adottato carte che promuovono norme e processi democratici. Questi organismi possono aiutare a sostenere le norme democratiche quando ci sono violazioni. E possono ridurre lo spazio per le interferenze esterne.
A livello internazionale, i Governi democratici hanno bisogno di sostenere partnership a lungo termine con le loro controparti africane. I Paesi africani con leader legittimamente eletti non dovrebbero essere messi nella condizione di dover scegliere tra i partner internazionali. È ragionevole che i Governi africani vogliano avere molteplici relazioni esterne in base al loro contesto e ai loro interessi. Questo è particolarmente vero se si considerano le eredità del colonialismo e le lotte per l’indipendenza che hanno definito la creazione di molti Paesi africani. Piuttosto, il focus di questi partenariati dovrebbe essere quello di massimizzare una visione condivisa di come dovrebbe essere un ordine basato sulle regole e come possa essere messo in pratica.
Alla fine, la Russia non ha molto da offrire ai leader africani se non strumenti coercitivi. Se questi vengono ridotti, lo saranno anche le influenze destabilizzanti della Russia sul continente.
