Lo scorso 9 febbraio è deceduto,
a causa della COVID-19, Franco
Marini. Segretario generale della
CISL, esponente della Democrazia
cristiana e poi segretario del Partito
popolare italiano, Marini ha attraversato
la storia politica e sindacale
italiana dal dopoguerra alla fase di
riorganizzazione del sistema politico,
successiva all’inchiesta Mani
pulite, incarnando la tradizione del
cattolicesimo sociale e del popolarismo.
Avendo aderito in gioventù
alla CISL, svolse le prime esperienze
in Abruzzo, Sicilia e Piemonte. Nel
1964 iniziò a collaborare con il ministro
per gli Interventi straordinari
nel Mezzogiorno, Giulio Pastore.
Dopo avere ricoperto l’incarico di
segretario della Federazione dei dipendenti
pubblici, nel 1985 fu eletto
Segretario generale della CISL.
A seguito della scomparsa nel
1991 di Carlo Donat-Cattin, leader
della corrente democristiana di sinistra
“Forze nuove”, ne divenne il
punto di riferimento e ricoprì l’incarico
di ministro
del Lavoro
per un
anno all’interno
del
VII Governo
Andreotti.
Nel 1994 partecipò alla fondazione
del Partito popolare, che
inaugurava l’esperienza del centro
sinistra tramite l’alleanza con il
Partito democratico della sinistra.
Nel 2006 fu eletto Presidente del
Senato. Nel 2007 fu tra i fondatori
del Partito democratico, nel quale
rappresentava il principale referente
della corrente cattolica. Nel 2013
la sua candidatura alla Presidenza
della Repubblica fu sostenuta da un
ampio fronte politico.
Il libro di Giorgio Merlo, giornalista
ed ex parlamentare, ricostruisce
la vicenda politica e sindacale di
Marini, mettendone a fuoco soprattutto
due aspetti: il ruolo di leadership
in quell’area sociale politica
che ha portato avanti l’identità e le
istanze del cattolicesimo sociale e
la figura di Marini in quanto uomo
delle istituzioni, che ha contribuito
al consolidamento della nostra
democrazia. Appare chiaro, dalle
pagine del libro, come l’insieme di
ideali portati avanti da questa componente
della nostra storia politica
rappresenti un’eredità culturale in
grado, ancora oggi, di dare significato
alla vita democratica.
Se la
scena politica odierna ha azzerato le
categorie che hanno accompagnato
l’attività e la militanza di Marini, si
sente tuttavia la necessità di trovare
i modi per ridare cittadinanza, nel
contesto pubblico italiano, ai valori
che hanno ispirato il popolarismo.