Filosofia delle cose ultime
Da Walter Benjamin a Wall-E
Gianluca Cuozzo
Moretti e Vitali, Bergamo 2013, pp. 184, € 17
«In un mondo sopraffatto dai rifiuti, la filosofia ha il compito di assumere come proprio oggetto di
indagine anche questa realtà imbarazzante e pervasiva» (p. 9). Con queste parole l’A., professore di
Filosofia teoretica all’Università di Torino, introduce la sua riflessione sui rifiuti, su quegli oggetti utilizzati
e scartati che costituiscono un aspetto caratterizzante il nostro sistema di vita di tipo consumistico
(ricordiamo “la cultura dello scarto” evocata da papa Francesco in diversi interventi).
Nel suo percorso di ricerca, l’A. incrocia i cammini di diversi compagni di viaggio: altri filosofi
come Walter Benjamin, scrittori (Don DeLillo, Paul Auster e l’autore di fantascienza Philip K. Dick, solo
per citarne alcuni), sociologi come Zygmunt Bauman e personaggi cinematografici come il robot Wall-E del
film di animazione della Pixar. L’itinerario seguito risulta alle volte spiazzante per l’intrecciarsi di voci così
differenti, ma ciascuno degli interlocutori citati contribuisce a pensare la situazione attuale in cui «la
presenza ingombrante e residuale delle scorie, in fondo, è il segno palese della costante insoddisfazione cui
va incontro il nostro desiderio di felicità in quanto consumatori di merci scintillanti» (p. 22).
Ma le considerazioni dell’A. non si arrestano a uno sguardo pessimista sull’oggi, ritenendo invece
che un cambio è possibile ripartendo proprio da quanto è scartato, dalle cose ultime. Il cambiamento del
punto di vista – dal nuovo e scintillante al rifiuto – può infatti generare un nuovo modo di pensare perché
«solo una teologia del rifiuto potrà salvarci dall’emergenza ambientale» (p. 126).
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