Da qualche decennio ormai, in maniera sempre più intensa dopo la fine dell’unità politica dei cattolici italiani, si discute su come ridefinirne la presenza nella vita politica nazionale. Molti commentatori recentemente ne hanno lamentato di fatto la crescente irrilevanza, a fronte di una sempre maggiore secolarizzazione del Paese e di un sistema politico ormai profondamente mutato.
L’ultimo libro di Francesco Occhetta, gesuita, giornalista e docente presso la Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma, si spinge oltre la diagnosi sconsolata del presente, proponendo piste concrete per una “nuova politica dei cattolici”. L’A. non ha verso il tema un interesse puramente accademico. Quest’opera segue altre sue pubblicazioni (Ricostruiamo la politica. Orientarsi al tempo dei populismi, e Le politiche del popolo. Volti, competenze e metodo, entrambe edite da San Paolo rispettivamente nel 2019 e nel 2020) che a loro volta hanno raccolto la riflessione maturata nell’ambito della “Comunità di Connessioni”, che p. Occhetta ha contribuito a fondare nel 2009 per «colmare il debito formativo della politica dei cattolici» (p. 149), dove a proposte di formazione al discernimento politico sulla base dei criteri ispirati dalla spiritualità ignaziana si alternano momenti di confronto su alcuni dei temi più rilevanti dell’agenda politica attuale e la condivisione di buone pratiche.
Partendo dalla “materia viva” data da questa esperienza, l’A. opera una rilettura lucida dell’attuale crisi della democrazia e delle molte sfide da affrontare nel contesto post-pandemico italiano e globale. Dopo aver ricostruito il ruolo fondamentale svolto dai cattolici italiani, specialmente a partire dal processo costituente nel secondo dopoguerra, con un interessante approfondimento sull’evoluzione delle posizioni assunte dai gesuiti de La Civiltà Cattolica (di cui per vari anni è stato redattore), l’A. individua alcuni punti nevralgici in cui i cattolici italiani sono chiamati a far sentire la loro voce.
Oltre al dialogo sulle riforme (costituzionale, della giustizia, della legge elettorale, della famiglia) e alla riflessione su un nuovo “centrismo” politico (p. 129), particolarmente interessante è quello sulla comunicazione politica. A fronte della considerazione che spesso i cattolici impegnati in politica sono «gli anti-influencer per eccellenza», avendo contenuti, ma non sapendo comunicarli (p. 120). L’A. suggerisce che molto può essere fatto, specialmente nell’ottica di una comunicazione rigorosa e attenta al bene comune.
L’invito finale dell’A., che rappresenta il valore aggiunto del testo, è quello di “rimettere in circolo” queste osservazioni e intuizioni in un’esperienza di comunità (sul modello della Comunità di Connessioni, <www.comunitadiconnessioni.org>), in cui sia la pratica costante del discernimento politico in comune e del dialogo a porre le basi per una rinnovata e significativa presenza dei cattolici nella vita politica del Paese.