Etiche della responsabilità

La voce di alcuni protagonisti

Giannino Piana
Cittadella, Assisi 2019, pp. 203, € 15,90
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2019

Le moderne tecnologie hanno messo a nostra disposizione un inedito potere di modificare l’ambiente nel quale viviamo e lo stesso corpo umano. In tale scenario, l’etica si interroga sulla responsabilità umana rispetto alle conseguenze prevedibili dell’esercizio di tale potere. Tuttavia, la categoria della responsabilità non si limita al compito, per quanto importante, di verificare i risultati oggettivi delle azioni. Essa rimanda alla costituzione stessa della persona, nell’esercizio della sua libertà, che trova senso soltanto in relazione all’altro. Scopo di questo libro è esplorare i molteplici significati della responsabilità, nell’ipotesi che essa possa fondare una base di dialogo fra l’etica filosofica e la teologia morale. L’A. compie un percorso attraverso cinque autori.

Dietrich Bonhoeffer comprende la responsabilità in un quadro essenzialmente teologico, con lo sforzo continuo di articolare e ricomporre la fedeltà alla Parola di Dio e l’uso di categorie secolari di comprensione; è nella vigilanza storica, che conduce a prendere posizione, che si scioglie la tensione fra fede e ragione. Il suo contributo all’etica della responsabilità sta nell’avere messo a tema il collegamento fra l’ordine naturale e la storia della salvezza, facendoli convergere in Gesù Cristo. La responsabilità pertanto si basa sugli argomenti della ragione e riceve il proprio senso dalla rivelazione.

La riflessione di Paul Ricoeur sulla responsabilità è multiforme: dei vari aspetti enucleati dal filosofo francese, vale la pena sottolineare l’inclusione, nel rapporto etico, della figura del “terzo”, cioè dell’insieme delle persone con le quali non avremo mai alcuna relazione diretta. La responsabilità nei loro confronti è mediata dalla preoccupazione di promuovere istituzioni giuste, in grado di raggiungere con la loro azione ogni persona.

La prospettiva da cui muove Emmanuel Lévinas affonda le radici nella teologia ebraica dell’alleanza e nell’antropologia biblica, che sottolinea la dimensione relazionale dell’essere umano. Lévinas fonda l’etica sull’apparizione dell’«altro» nell’orizzonte dell’«io», che suscita l’imperativo della responsabilità. Il filosofo introduce molti elementi nuovi nell’etica della responsabilità. Quello forse più importante è il carattere imperativo della cura dell’altro in nome della giustizia e della carità, che divengono così gli aspetti qualificanti per valutare l’agire umano.

Il percorso di Italo Mancini, in dialogo con diverse correnti del pensiero, dalla fenomenologia al marxismo, è volto a fondare la responsabilità su un’ampia convergenza di posizioni, in grado di affrontare le sfide etiche del presente. Molto attento alla dimensione culturale dell’etica, egli propugna un ideale di «uomo giusto» calato nella quotidianità.

L’esperienza religiosa cristiana dà forma al pensiero di Pietro Prini, che si è esercitato su vari campi dell’etica, dalla bioetica, all’etica sociale, alle grandi questioni poste dalla tecnologia e dall’ambiente.

Questi autori permettono di tracciare l’ampio spettro di significato della responsabilità che, più che essere una declinazione dell’etica, appare piuttosto come la sua dimensione fondatrice. Più che di «etiche della responsabilità» dovremmo parlare dell’etica come responsabilità, ossia capacità di rispondere adeguatamente alle situazioni, orientando l’agire al bene di tutti. Questa impostazione mette in luce il duplice versante dell’etica. Da un lato, la formazione del soggetto: di qui nasce il rinnovato interesse verso il tema antico delle virtù. Dall’altro, la dimensione interpersonale, per cui la valutazione dell’agire etico punta sempre più l’attenzione sulla promozione di relazioni autentiche, fondate sulla libertà e sulla gratuità.

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