Come si può elogiare l’ignoranza e l’errore? Si tratta di un titolo solo apparentemente ossimorico, che avvicina il lettore prima con sospetto, poi come una lezione di vita, e lo accompagna attraverso una riflessione più profonda e personale. Diventa allora evidente che ignoranza ed errore non sono sempre e solo i cattivi della storia, ma possono trasformarsi anche in virtù positive e costruttive per il nostro percorso.
L’accettazione dell’errore è fondamentale perché «è una delle forme del nostro pensare e del nostro agire» (p. 9) che non può essere eliminata; per questo imparare a cadere, come scrive Carofiglio, «con grazia, rialzandosi velocemente» (p. 38), aiuta a sconfiggere la paura di fallire o sbagliare. Errare humanum est, recita la famosa locuzione latina e, aggiunge l’A., rende l’essere umano più amabile verso gli altri e verso se stesso. È una caratteristica umana che, se accettata, porta al successo perché si basa sulla consapevolezza dell’errore e sull’impegno a correggerlo anziché occultarlo. Incapaci di progredire sono le mentalità fisse, concetto introdotto dalla psicologa Carol Dweck, perché avvertono gli errori come indicazioni della propria incompetenza, quando invece potrebbero adottare un atteggiamento ottimistico, aderire a una mentalità di crescita, non essere a disagio con la propria fallibilità e non perseguire ostinatamente una perfezione inesistente. In questo scenario buio brilla chi trasforma gli errori in opportunità, esercitando l’autocritica per migliorarsi.
Questo è anche l’insegnamento di diverse pratiche sportive e una strategia di gioco condivisa da molti sportivi, come insegna la star NBA Michael Jordan: «Ho fallito tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto».
Se dunque l’errore serve a cadere e rialzarsi con ancora più forza, cosa insegna l’ignoranza? Ignorante si dice a qualcuno che non sa nulla, che si atteggia con disprezzo e indifferenza, che è incompetente. Si accusa una persona di essere ignorante dando per scontato che esista solo un significato negativo della parola. L’A. dimostra che non è così: dietro al termine dispregiativo si nasconde anche un’accezione positiva. I veri esperti sono coloro che hanno consapevolezza della propria ignoranza perché riconoscono i propri limiti e di fronte all’ignoto ammettono: «Io so di non sapere». È questa ignoranza consapevole, umile e dinamica, che deve essere ricercata per crescere.
Consapevoli poi che la maggior parte degli eventi saranno per noi fuori controllo perché non potremo mai essere onniscienti, si scopre il potere dell’improvvisazione: un’arte che coglie «le occasioni che ci propone l’evolversi imprevisto e imprevedibile degli eventi» (p. 32) e ci permette di reagire in modo flessibile. Anche la fortuna, intesa come «l’arte di guardarsi attorno, pronti a sperimentare» (p. 68), si rivela complice dell’ignoranza e dell’errore: una sua parte, governabile, permette di cogliere le opportunità ogni volta che si presentano, ammesso che si proceda a tentativi, sbagli e correzioni di fronte ad eventi ignoti.
Per sfortuna (o meglio fortuna), alcune importanti scoperte scientifiche nascono come errori, diventando successi preterintenzionali che hanno cambiato la storia della medicina e molti altri campi di ricerca.
Gianrico Carofiglio nel suo saggio insegna ad accettare questi errori, a chiamarli successi da cui trarre la forza per non arrendersi ed essere sempre pronti a rialzarsi.