Ducks. Due anni nelle sabbie bituminose

Kate Beaton
Bao publishing, Milano 2023, pp. 436
Scheda di: 

La canadese Kate Beaton è oggi un’affermata autrice di graphic novel, ma nel 2005 era una giovane appena laureata in arte con scarse prospettive di lavoro nel suo settore e nella sua città, Capo Bretone nella Nuova Scozia. In più, aveva una certa urgenza di trovare un lavoro per restituire il prestito ricevuto per frequentare l’università. È da qui che prende le mosse la narrazione di Ducks. Due anni nelle sabbie bituminose, un’opera che è al contempo un racconto autobiografico e una descrizione attenta delle contraddizioni del Canada.

A ventuno anni Kate decide di emigrare per lavorare, seguendo le orme di tante altre persone della sua zona, familiari, amici, conoscenti. D’altronde, come riporta l’A. nella tavola in cui descrive un colloquio di orientamento, «l’unico messaggio che ci veniva ripetuto era che, per avere un futuro migliore, dovevamo andarcene da casa. E non lo mettevamo in dubbio, dato che eravamo nella regione svantaggiata di una provincia disagiata» (p. 10). La destinazione scelta è lo Stato dell’Alberta, la terra promessa di quegli anni grazie al settore delle sabbie bituminose, che assicurava lavoro e una buona paga.

Tra il 2005 e il 2008, con alcuni periodi di interruzione, l’A. ha lavorato per più società, svolgendo varie mansioni, e trasferendosi di volta in volta da un luogo all’altro, vivendo anche per un periodo in un campo a Long Lake, cioè in un sito produttivo che offre anche gli alloggi ai lavoratori. La successione dei capitoli del libro è scandita proprio dai nomi dei luoghi in cui Kate vive e lavora ed è introdotta da una pagina in cui sono presentate le persone con cui è in relazione, essenzialmente colleghi di lavoro, in larga maggioranza uomini. Perché Kate si trova in un ambiente lavorativo in cui gli uomini sono cinquanta volte più delle donne, in un contesto che finisce con oggettivarle ed esporle a varie forme di soprusi e abusi, come quando si rende conto che i suoi colleghi facevano la fila per andare all’attrezzeria dove lavorava, giusto per fissarla e parlare del suo corpo.

Nel corso della narrazione, con molta delicatezza, sono anche descritti i due episodi di violenza sessuale che Kate ha subito, il senso di colpa che l’ha accompagnata a lungo e l’aiuto che ha ricevuto per affrontare il passato. Nella postfazione al libro, l’A. riconosce che aveva «molto timore della sensazionalizzazione della mia narrazione perché contiene violenza sessuale. La cosa triste, in realtà, è che gli abusi sessuali di ogni tipo sono troppo comuni ovunque, per essere sensazionali» (p. 434). Per questo, rompere il muro di omertà diventa così difficile. Un filo conduttore del libro è proprio questo continuo confronto della protagonista con lo sguardo altrui, nella ricerca di un modo di essere se stessa che non sia l’annullarsi o corrispondere all’immaginario altrui, ma che non sia neanche la fuga dall’instaurare una relazione adulta con gli uomini.

Ma non si tratta solo di questo aspetto in Ducks. Man mano che Kate conosce l’ambiente lavorativo altri temi emergono. Alcuni sono ancora legati alle condizioni di lavoro, come la questione della sicurezza o della scarsa attenzione alla salute psichica di lavoratori che vivono lontani dalle loro famiglie. Altri, invece, riguardano l’impatto ambientale dell’industria estrattiva delle sabbie bituminose e le conseguenze sulle popolazioni indigene che abitavano quelle terre, anche in termini di salute. Lo stesso titolo del graphic novel, Ducks (anatre), è infatti un richiamo a un fatto di cronaca: la morte di centinaia di anatre in uno dei bacini utilizzati per l’estrazione. Si tratta di temi di grande rilievo, che emergono nei risvolti di una quotidianità scandita dai turni di lavoro e dalle piccole preoccupazioni, rappresentata in modo efficace attraverso le tavole in bianco e nero, semplici nei tratti, in cui si privilegia l’attenzione ai volti dei personaggi, così da farne trasparire il vissuto.

La forza di questo racconto è nel sottrarsi alle facili categorizzazioni, per riconoscere e prendere atto di quanto sia complessa la vita e quanto siano numerose le sfumature con cui bisogna fare i conti, lasciando un messaggio di incoraggiamento: la durezza dell’esperienza vissuta non è stata sepolta, ma è divenuta una storia che può ispirare quanti oggi si trovano a vivere nelle proprie “sabbie bituminose”, in situazioni simili a quelle di Kate.

Ultimo numero

Rivista

Visualizza

Annate

Sito

Visualizza