Dove andiamo con le auto senza guidatore?

Chiara Tintori
Il futuro è più vicino di quanto si possa immaginare. I veicoli in grado di raggiungere una destinazione prefissata facendo a meno dei comandi di un essere umano sono già oggi una realtà, e presto potrebbero diventare una realtà diffusa. Le più grandi case automobilistiche (Fiat-Chrysler, General Motors, Ford) hanno fatto ingenti investimenti per essere i primi a commercializzare in modo massivo questo tipo di veicoli: si stima che ci vorranno al massimo 10 anni.

Nel frattempo i primi prototipi iniziano a uscire dai circuiti dei test a porte chiuse e a percorrere le strade normali. Succede a Londa già dal 2014, ma si è ancora in una fase di sperimentazione. Più all'avanguardia Singapore, dove circolano i primi taxi senza conducente: 6 vetture elettriche (tre Renault e tre Mitsubishi) operative in una zona delimitata di 4 chilometri quadrati dove svolgono ordinaria attività di carico e scarico di passeggeri; in questa fase è presente un operatore a bordo, pronto a intervenire in caso di necessità. 

Lo scorso maggio, in Florida, si è verificato il primo incidente mortale: il conducente aveva inserito il sistema di guida automatica e l’auto si è schiantata contro un tir durante una svolta a sinistra. L'occhio elettronico ha scambiato il camion, di colore bianco, per una nuvola all'orizzonte.

Dilemmi etici e sociali si affacciano senza che ancora vi sia una seria e diffusa riflessione in merito. Come minimizzare le vittime in caso di incidente? Se sulla carreggiata compare un ostacolo, come si regolerà il computer di bordo? L’auto eviterà l'ostacolo anche a costo della vita di chi è a bordo? E quali persone sarebbero disposte ad acquistare un’auto che sceglierebbe di sacrificarle a vantaggio della vita altrui?

Esistono anche difficoltà terminologiche, perché si continua a chiamare «guidatore» o «conducente» chi in realtà sarà solo ospite e non più totalmente responsabile della guida, che sarà automatizzata al 100%. 

L’evoluzione tecnologica necessita non solo di una parallela evoluzione normativa, con leggi ad hoc in grado di disciplinare nuovi settori (pensiamo al comparto assicurativo delle auto senza guidatore), ma ancor prima – se possibile – di una crescita della cultura condivisa, specie sul versante della responsabilità.

8 settembre 2016
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