Doppia preferenza di genere

Chiara Tintori
Le amministrative del 5 giugno sono alle porte. Si voterà in più di 1.300 Comuni, tra cui Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste.

Forse non tutti ricordano che dal 2012 nei Comuni con oltre 5mila abitanti è possibile esprimere due preferenze per i candidati a consigliere comunale, rispettando la parità di genere. È una grande opportunità, quella di poter votare una donna e un uomo, così da far sì che la composizione dei Consigli comunali sia equilibrata dal punto di vista della differenza sessuale. A maggior ragione in un contesto attuale in cui l’83,7% dei Comuni è amministrato da uomini, e in una tornata elettorale che vede solo il 18% delle liste proporre un donna come candidato Sindaco. È anche vero, però, che in tutti i sette capoluoghi di provincia che domenica andranno al voto, più del 40% dei candidati in lista come consigliere sono donne: i più virtuosi sono Torino e Cagliari, che sfiorano il 45%.

Poter esprimere la doppia preferenza di genere ha un valore simbolico che va oltre queste amministrative. Infatti con le elezioni del 2 giugno 1946, oltre al referendum istituzionale tra monarchia e repubblica, venne eletta l’Assemblea costituente, con al suo interno 21 donne. Un’opportunità storica per rappresentare le istanze, fino ad allora inascoltate, dell’universo femminile italiano: garanzie nella maternità, pari opportunità formative e professionali, tutele lavorative.
Settant’anni fa per la prima volta le donne prendevano parte al voto, e per la prima volta sedevano in quell’Assemblea che stese la nostra Carta costituzionale. 

Oggi possiamo far sì che nei nostri Consigli comunali le donne siano adeguatamente rappresentate: di quali istanze si faranno portavoce? Molte parità - ammesso che sia questo l’obiettivo - sono state riconosciute. Che cosa manca? Ma soprattutto: come permettere alle donne di poter realmente essere protagoniste della vita politica della propria città? Quali agevolazioni nella gestione e condivisione delle responsabilità familiari?

Una semplice regola, quella della doppia preferenza di genere, può essere decisiva per far aumentare le "quote rosa" nei Consigli e, perché no, per innescare pratiche virtuose. Nell’attesa di un tempo in cui, senza alcun obbligo di legge, si giunga a comprendere che dare pari opportunità di espressione e di presenza politica a donne e uomini rappresenterebbe una ricchezza per ciascuno di noi, per le nostre città, per l’intero Paese.
31/5/2016
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