Dono, dunque siamo

Otto buone ragioni per credere in una società più solidale

AA.VV.
UTET, Torino 2013, pp. 142, € 12
Scheda di: 
Fascicolo: giugno-luglio 2014
Donare, per-donare, con-donare. Diverse coniugazioni di un solo verbo, di un’unica azione, che appare oggi, in una società asservita all’utile e schiacciata dalle logiche economiche e frenetiche dell’interesse, del profitto e dello scambio, quasi sovversiva. Ma che proprio per questo risulta decisiva, perché fa saltare gli schemi e reintroduce nella grammatica incancrenita del linguaggio consumistico il concetto della gratuità e dell’assenza di garanzie, chiamando in causa la libertà di ciascuno di poter scegliere se, come e quanto “rischiare” nei rapporti con l’altro. E perché così facendo apre alla relazione, dilata la dimensione del tempo contro il vulnus della smemoratezza, promovendo la socialità, una nuova (ma sarebbe forse meglio dire primigenia) socialità, meno succube dei feticci dell’utile e del tornaconto immediato.
È un coro a più voci ma che canta sul medesimo spartito quello degli otto autori di questo agile volume collettaneo pubblicato dalla UTET lo scorso anno: filosofi (Salvatore Natoli e Laura Boella), sociologi (Zygmunt Bauman), antropologi (Marco Aime e Marino Niola), psicanalisti (Luigi Zoja), enigmisti (Stefano Bartezzaghi), economisti (Stefano Zamagni) sono stati chiamati a dare una loro interpretazione sul tema del dono e l’hanno letto e sviscerato secondo le sue molteplici sfaccettature, interpellandosi e interpellandoci sul ruolo del dono – e dunque della gratuità pur nelle sue molteplici e talora contraddittorie declinazioni (l’amicizia, la generosità, la solidarietà, il volontariato) – nel terzo millennio. Un dono per la riflessione.
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