Il ritorno di Marjane Satrapi
al graphic novel, dopo quasi
vent’anni dal suo ultimo lavoro, è
legato ancora una volta alla storia
del suo Paese, l’Iran, già al centro
della narrazione autobiografica di
Persepolis, il suo libro più famoso.
In questa occasione Satrapi non
lavora da sola, ma è la curatrice
di un’opera collettiva che prende
le mosse da quanto accaduto nel
settembre 2022, quando l’Iran è
stato scosso dalla morte in prigione
della ventiduenne Mahsa Amini
a causa delle percosse subite, arrestata
dalla polizia morale religiosa
perché indossava il velo in modo
inappropriato.
Il volume Donna, vita, libertà – il
cui titolo riprende lo slogan scandito
per mesi nelle proteste successive
alla morte di Mahsa – non
si limita a raccontare le recenti
vicende, ma allarga lo sguardo per
ripercorrere la storia iraniana. Si
sofferma in particolare sugli ultimi
quarant’anni, su come è cambiata
la vita nel Paese con l’avvento della
Repubblica islamica dopo la rivoluzione
del 1979, sulle forme di resistenza
che ci sono state in questi
decenni.
Per far capire che cosa è successo
in Iran a chi non appartiene a
quel popolo, per restituire la complessità
di una storia al di là delle
fuorvianti semplificazioni, Satrapi ha lavorato con tre profondi conoscitori
dell’Iran: il politologo Farid
Vahid, il giornalista Jean-Pierre
Perrin e lo storico Abbas Milani,
con cui ha elaborato i contenuti
del libro poi trasfusi nelle tavole
del graphic novel, realizzate da diciassette
noti disegnatori (quattro
iraniani e tredici europei).
Il libro racconta così la Storia,
con la maiuscola, di un Paese dalla
tradizione millenaria e le storie
di tante persone, in particolare
delle donne e degli uomini che
nel passato hanno lasciato l’Iran e
dei giovani che negli ultimi mesi
hanno preso posizione, alcuni dei
quali sono stati condannati a morte
per aver protestato nelle strade.
Proprio le cause all’origine delle
recenti manifestazioni costituiscono
il filo conduttore del volume:
spiegare com’è cambiata la condizione
delle donne nel Paese, fino
agli anni della Repubblica islamica
in cui sono state di fatto bandite,
divenendo così «figure fondamentali
della lotta» (p. 14), perché «se
le donne non sono libere e con pari diritti, la libertà e la democrazia
non possono essere parte della
società» (pp. 14-15).
Questa narrazione è realizzata
attraverso un testo preciso e
asciutto, che prende di volta in
volta una veste grafica diversa, in
base agli stili e alle tecniche usate
dai disegnatori coinvolti, riuscendo
a comunicare in modo efficace
e a coinvolgere il lettore, a
renderlo al contempo partecipe a
livello empatico, più consapevole
e informato. Alla base del volume
vi è indubbiamente un grande
amore per l’Iran e la volontà,
affermata esplicitamente, di far
sapere agli iraniani che non sono
stati lasciati soli o dimenticati (la
versione in persiano del graphic
novel è accessibile gratuitamente
online). Vi è anche la speranza
per il futuro, la convinzione che il
regime cadrà, che «la prossima rivolta
sarà quella decisiva», perché
«ci sono cose che non si possono
fermare» (p. 259), come traspare
con forza nelle ultime tavole in
cui Joann Sfar racconta per immagine
lo scambio a tutto tondo
tra l’A. e i tre esperti all’origine di
Donna, vita, libertà su che cosa
è successo in Iran e su che cosa
è cambiato nel corso di questi
decenni.