Diario di un addio

La morte del cardinale Carlo Maria Martini

Aldo Maria Valli
Ancora, Milano 2012, pp. 104, € 11,50
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2012
«Caro padre Carlo Maria»… Con questo affettuoso indirizzo si aprono i sette brevi capitoli in cui Aldo Maria Valli racconta la settimana che ha visto spegnersi la vita terrena del cardinal Martini, accompagnando il lettore con un tocco delicato e personale dal momento in cui è giunta la notizia dell’aggravarsi delle sue condizioni, attraverso la sua morte, il momento dei funerali, fino alla sepoltura. È la cronaca di una morte che, paradossalmente, palpita di vita, di emozione, di partecipazione, di dolore. Che racconta l’umanità di Martini davanti al «duro calle» di cui egli stesso ha ammesso di avere un po’ paura, fino a quando ha compreso che «senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio», perché «di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle uscite di sicurezza. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio» (p. 9). Attraverso le pagine, la cronologia di quella settimana che va dal 30 agosto al 5 settembre trascorre lineare, ma in realtà Aldo Maria Valli nel suo dialogo con «padre Carlo Maria» apre continuamente “l’album dei ricordi” personali, da cui estrae preziose riflessioni che ci fanno conoscere e comprendere ancora meglio la figura di Martini. Ci descrive così il suo rapporto con la malattia, gli anni da Arcivescovo a Milano, l’amore per la Scrittura – che non è «letteratura, ma fonte di conversione dei cuori » (p. 38) – e quello per la Chiesa, nella libertà di riuscire a esprimere il suo pensiero su di essa, grazie a quella formazione gesuita che – come ha detto p. Sorge durante il commento dei funerali – educa «a far nostri i problemi e i drammi di tutti» senza scaricare le responsabilità sugli altri, ma mettendosi in gioco in prima persona (p. 75). E la storia continua, arricchendosi delle testimonianze di tante persone che, più o meno famose, hanno incrociato la vita di Martini e ne sono rimaste, in qualche modo, colpite e trasformate. Questo breve diario si chiude con lo stesso affetto con cui si apre: un «Ciao!», che dice la familiarità che si può continuare ad avere con il Cardinale: «Tante persone vengono da te per pregarti e farti richieste, e tu le ascolti stando proprio lì, nel cuore della diocesi, nella grande cattedrale costruita con i mattoni della fede ambrosiana […] Tutto considerato, caro padre Carlo Maria, hai molto da fare» (pp. 98-99).
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