Il sesto film del regista Tony Kaye – noto al grande pubblico per American History X, incentrato sulle contraddizioni della società americana – si offre a molteplici letture e più livelli di comprensione, anche narrativa. Su un primo piano la pellicola si caratterizza come un ritratto della scuola pubblica americana, con le difficoltà di vita degli insegnanti, il loro senso di precarietà, l’incapacità di incidere realmente sul tessuto sociale. La scuola viene presentata come una sorta di frontiera umana, l’ultimo luogo dove adolescenti privi di qualsiasi supporto familiare possono avere un modello educativo e sociale. Le dinamiche relazionali nel contesto scolastico, però, sembrano sempre disattendere le aspettative degli insegnanti, quasi ci fosse un naturale scarto tra la realtà e l’ideale dell’insegnamento. Tale distanza è sottolineata visivamente da alcuni intermezzi in cui il protagonista sembra prestarsi a un’intervista sui temi dell’insegnamento, seguiti da stacchi sulla vita del personale docente, tra depressione, dipendenza da farmaci e solitudine. Ricavato da una sceneggiatura di Carl Lund, un ex insegnante che ha riversato nella storia molte esperienze e amarezze maturate in anni di lavoro, il film intende riprendere il discorso di pellicole come Il seme della violenza, La forza della volontà, Pensieri pericolosi, declinando però una riflessione sociopolitica sulla scuola pubblica alla luce dell’umanità degli insegnanti, delle loro problematiche e della loro solitudine. «Non mi sono mai sentito così profondamente distaccato da me stesso e al contempo così presente nel mondo», afferma Henry Barthes all’inizio del film. Da questa citazione da Albert Camus si sviluppa il secondo tema del film: quello del distacco a cui fa riferimento il titolo. Tony Kaye sembra infatti interessato a verificare le conseguenze psicologiche di un lavoro in cui l’essere al servizio degli altri rappresenta tanto una missione personale quanto un requisito professionale. Il distacco professato dal protagonista diventa così un modo per estraniarsi dalla realtà quotidiana, per fuggire dal rischio di essere coinvolto in rapporti umani, che eccederebbero la misura dell’insegnamento. In questo senso le due figure femminili, Erica e Meredith, offrono a Henry Barthes due diverse opportunità per uscire dal suo distacco, per tornare a essere una figura risolta, non ripiegata su se stessa. La pellicola assume così, nel rapporto con le due giovani, due direzioni opposte, una tragica e una conciliante, quasi a lasciare allo spettatore due possibili interpretazioni della realtà personale dell’insegnante. Detachment propone dunque sia una lettura a campo allargato – quasi sociale – delle problematiche dell’insegnamento, sia una visione personale ed estremamente singolare della tragicità della professione: una riflessione rigorosa sul mondo della scuola e sugli insegnanti.
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