Demain, demain
Nanterre, bidonville de la folie
Laurent Maffre
Acte-Sud BD – Arte Editions, Arles 2012, pp. 160, € 23,40
Nel graphic novel pubblicato nel 2012 Laurent Maffre racconta la storia di una famiglia algerina che ha vissuto nella grande bidonville di Nanterre, nella regione dell’Ile de France, chiamata “La Folie” (La Follia) nei cosiddetti “Trenta gloriosi”, un lungo periodo di crescita economica impetuosa, prima di ricevere un alloggio popolare.
È il 1º ottobre 1962 quando Soraya, con i due figli Ali e Samia, lascia l’Algeria per raggiunge il marito Kader, in Francia, a Nanterre, dove lavora in una delle tante fabbriche in cerca di manodopera a buon mercato per sostenere un’economia che gira a pieno ritmo. La gioia di ritrovarsi si accompagna però a una duplice sorpresa: Kader non è all’aeroporto ad attenderli, perché li aspettava per l’indomani; la sua casa è in realtà una baracca in mezzo al fango, senza acqua, né luce o riscaldamento. Kader, che non aveva avuto il coraggio di dire nulla a sua moglie, vive in una grande bidonville sorvegliata dalla polizia, la più grande delle diciassette che si trovano nella zona di Nanterre, abitata da altri operai come Kader e le loro famiglie, in tutto circa 10mila persone, la maggior parte immigrati magrebini, spagnoli e portoghesi.
Inizia così il racconto dei quattro anni trascorsi dalla famiglia di Kader nella bidonville La Folie prima di potersi trasferire in un alloggio popolare, un tempo scandito dalle difficoltà quotidiane per l’assenza dei servizi essenziali, i timori di malattie e incendi, i passi faticosi verso un’integrazione non scontata per il razzismo di alcuni, ma anche dalla solidarietà tra vicini di baracca, l’aiuto degli amici francesi a orientarsi nel labirinto della burocrazia, l’interessamento del maestro Marty per il futuro di Ali e Samia.
Il tratto leggero di Maffre racconta la vita della famiglia Kader e degli altri personaggi con molta dignità e col giusto tono, senza scadere nel compassionevole, cercando di aiutare il lettore a entrare nell’esperienza vissuta da quanti abitarono a Le Folie, descrivendone i gesti della vita di ogni giorno: andare a prendere l’acqua alla fontana, difendersi dal freddo, la lotta persa in partenza contro il fango e la sporcizia. La scelta di disegnare la storia dal punto di vista dei personaggi facilita questa immedesimazione.
Maffre si è ampiamente documentato, interpellando quanti vissero a La Folie, come Bouchaïb Moudakir, che crebbe lì, o Monique Hervo, che scelse di viverci negli anni ’60 per aiutarne gli abitanti, rimanendovi fino al suo abbattimento, nel 1971. Il suo lavoro vuole essere un tributo a un’epoca tanto lontana da far fatica a immaginare che alle porte di Parigi esistessero luoghi del genere, ma anche un invito, esente da facili moralismi, a evitare di ripercorrere scelte del passato che si sono rivelate inumane.
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