Stupore e incredulità, duro colpo alla fiducia, preoccupazioni per le conseguenze industriali: sono solo alcune delle reazioni alla maxi truffa che ha coinvolto il gruppo tedesco Volkswagen. Si tratta di 11 milioni di veicoli in tutto il mondo con motore diesel Euro 5 (immatricolati tra il 2009 e il 1° settembre 2015) che presentano un dispositivo in grado di manipolare le emissioni di ossidi di azoto delle auto durante i test ambientali in laboratorio.
Al di là delle questioni tecniche, di come funziona il dispositivo incriminato, degli effetti che produrrà il dieselgate – così ribattezzato – stupisce il fatto che per la prima volta una casa automobilistica procederà al richiamo dei veicoli non per correggere errori tecnici, ma per una vera e propria frode.
Nei commenti sull’accaduto, alcuni hanno precisato che manomettere i test sui gas inquinanti delle auto non sarebbe così grave come scovare difetti tecnici sugli air bag, riferendosi ai 40 milioni di dispositivi di sicurezza nelle auto ritirati recentemente in Europa e in Giappone. Certo, gli air bag difettosi causano morti. E invece truccare di proposito le emissioni di gas inquinanti?
Due considerazioni al proposito.
La prima. Nelle aree urbane il trasporto, seguito dal riscaldamento civile, è la causa principale dello stato della qualità dell'aria. Inoltre ormai da diversi anni dati scientifici dimostrano che c’è un rischio per la salute legato all’inquinamento dell’aria delle nostre città; ad esso si possono attribuire quote significative della morbosità e mortalità per neoplasie, malattie cardiovascolari e respiratorie e per allergie respiratorie (
www.salute.gov.it). Inoltre sono particolarmente suscettibili le persone esposte ad elevate concentrazioni di inquinanti, perchè residenti in zone ad alta densità di traffico, o a causa del tipo di lavoro che li espone per lunghi periodi di tempo agli inquinanti ambientali (come ad esempio i vigili urbani, gli autisti di mezzi di trasporto, ecc.)
Negli stessi giorni in cui prendevamo coscienza, increduli, della dimensione della maxi truffa ad opera del gruppo automobilistico tedesco, papa Francesco rivolgendosi all’Assemblea generale dell’ONU ci ricordava il nostro legame con l’ambiente: «viviamo in comunione con esso, perché l’ambiente stesso comporta limiti etici che l’azione umana deve riconoscere e rispettare […] Qualsiasi danno all’ambiente, pertanto, è un danno all’umanità» (25 settembre 2015).
La seconda considerazione è che tra i gas climalteranti che hanno un effetto indiretto sul clima del nostro pianeta, vi sono anche gli ossidi di azoto, proprio quelli i cui valori venivano manomessi per far sembrare i veicoli meno inquinanti. Barare su quanti gas di scarico emette un'auto, dopo che le case automobilistiche dispongono di ingenti mezzi per far sentire la propria voce in sede europea, equivale ad azzoppare le politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
Che il vaso di Pandora sia stato aperto proprio alla vigilia della Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (cop21) può essere di buon auspicio, a patto che la nostra memoria non sia troppo breve.
L'espressione "das Auto" della pubblicità Volkswagen difficilmente continuerà a evocare l'ideale dell'auto perfetta; chissà che un'altra parola tedesca, "das Klima", possa presto entrare nell'immaginario collettivo come simbolo di impegni - non solo nazionali - "effettivi e fondamentali" nei confronti dell'ambiente e quindi dell'intera umanità.