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Dal Porcellum all'Italicum:
il lungo percorso di una riforma


La riforma della legge elettorale, da tutti invocata e promessa da partiti di ogni orientamento, ma mai realizzata, era divenuta un atto in qualche modo dovuto dopo la dichiarazione di incostituzionalità della previgente normativa (il “Porcellum”) con la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

Renzi l’aveva subito inserita tra le priorità programmatiche del suo Governo, tanto che un primo testo era stato approvato alla Camera già il 12 marzo 2014, a poco più di due settimane dall’insediamento del nuovo Esecutivo. Il Senato lo esaminò nelle ultime settimane del 2014, giungendo ad approvare il 27 gennaio 2015, subito prima dell’elezione del nuovo Capo dello Stato, un nuovo testo largamente modificato, che incorporava gli esiti del dibattito politico avvenuto nel frattempo. Questa seconda versione è poi tornata alla Camera, che l’ha approvata definitivamente senza ulteriori modifiche.

Nel frattempo il quadro politico si era sostanzialmente modificato, per due ragioni. La prima è il venir meno del cosiddetto “Patto del Nazareno” tra Partito democratico e Forza Italia (e soprattutto tra i loro due leader, Renzi e Berlusconi), che aveva come oggetto il percorso delle riforme istituzionali, al cui interno era naturalmente incardinata anche quella delle legge elettorale. La seconda è l’inasprirsi della dialettica interna al Partito democratico. In conseguenza di questa evoluzione, alla Camera l’Italicum è stato avversato, con modalità differenziate, da deputati i cui colleghi di schieramento al Senato avevano invece votato compatti a suo favore.

In questo quadro si colloca anche la controversa decisione del Governo di porre la fiducia sul provvedimento al momento del voto alla Camera dei deputati.


Democrazia e maggioranza ai tempi dell’Italicum, Giacomo Costa SJ, Aggiornamenti Sociali giugno-luglio 2015

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