Cos’è il populismo?

Jan-Werner Müller
Seconda edizione, Egea, Milano 2023
Scheda di: 
Fascicolo: febbraio 2024

«Uno spettro si aggira per il mondo: il populismo» (p. 19). Così, parafrasando il celebre incipit del Manifesto del partito comunista, si esprimevano già a fine anni ‘60 Ghiță Ionescu ed Ernest Gellner, fra i primi studiosi che tentarono di trattare in maniera più sistematica tale fenomeno politico. In realtà, si tratta di un concetto che si è fin dall’inizio rivelato sfuggente a ogni definizione. Jan-Werner Müller, docente di Filosofia e Teoria politica dell’Università di Princeton, ha voluto raccogliere la sfida con questo breve saggio, intitolato proprio Cos’è il populismo?. Scritto nel 2016 (anno cruciale dei populismi contemporanei, segnato dalla Brexit e dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi) e divenuto subito un “classico” della letteratura sul tema, compare ora in una seconda edizione italiana aggiornata, corredata da una prefazione della politologa Nadia Urbinati, autrice di altri importanti saggi sull’argomento, e da una nuova prefazione dell’A. Entrambi osservano infatti come negli ultimi anni la diffusione e il potere dei movimenti populisti sono andati consolidandosi, smentendo puntualmente le previsioni di coloro che li dipingevano semplicemente come irresponsabili, espressione di reazioni emotive e “di pancia” e dunque incapaci di governare le complessità del mondo attuale, dalla pandemia in poi. Tale resilienza, confermata anche dai recenti successi elettorali in vari Paesi europei, motiva uno sforzo più attento nell’investigazione di tale complesso fenomeno.

L’A. rifugge dalla tentazione di cristallizzarlo in una definizione rigida, e ne delimita invece meglio il perimetro ragionando su una serie di punti che vengono raccolti in sette “tesi” sul populismo. In particolare, rigettando un utilizzo ancora tendenzialmente troppo ampio dell’etichetta “populista” (spesso usata in senso negativo, ma talora addirittura come “medaglia” da esibire), l’A. identifica il populismo come “forma parassitica” della democrazia rappresentativa: «nasce con l’arrivo della democrazia rappresentativa; è la sua ombra» (p. 34). Come tale, di fatto permane come rischio sempre concreto, anche in democrazie “mature”, senza poter essere semplicemente derubricato a una «specie di patologia causata da cittadini irrazionali » (p. 146). Il populismo colora il proprio antielitarismo con forti connotati moralistici: le élite, variamente caratterizzate, sono sempre cattive e corrotte, mentre il “popolo vero” (identificato in realtà con una precisa parte di esso) è sempre indiscutibilmente buono e puro. Avversa generalmente ogni forma di pluralismo, pretendendo di essere l’unico legittimo rappresentante del “popolo vero”, persino contro i risultati elettorali. Una volta al potere, si caratterizza per la sistematica occupazione dello Stato, per forme di clientelismo di massa e per la «soppressione di qualunque cosa che assomigli a una società civile critica» (p. 146). Di conseguenza, l’A. rifiuta categoricamente la visione secondo cui il populismo potrebbe rappresentare una forma di “correttivo” alle derive tecnocratiche delle democrazie liberali, o una garanzia di maggiore partecipazione politica, classificandolo invece come una vera e propria minaccia alla democrazia.

Tuttavia, per l’A., ciò non significa minimizzare o addirittura ignorare le istanze sottese alle stesse rivendicazioni populiste, degradandole semplicemente a manifestazioni irrazionali di rabbia da trattare con sufficienza e paternalismo. Il populismo rappresenterebbe la presunta risposta ad alcune delle «cosiddette promesse della democrazia che non sono state mantenute e che semplicemente, in un certo senso, non possono esserlo nelle nostre società » (p. 114). Per l’A. dunque il dialogo con i populisti rimarrebbe fondamentale, e «parlare ai populisti non significa parlare come loro. Si possono considerare seriamente le loro rivendicazioni politiche senza prenderle alla lettera » (p. 124).

Se il tentativo di ridurre ogni forma di populismo globale a questo schema può prestare il fianco ad alcune obiezioni, proprio l’apertura a un ascolto autentico delle istanze alla base di tale rischiosa sfida interna alla democrazia rappresenta invece uno dei lati più originali di quest’opera, che anche nei più recenti sviluppi della politica globale mantiene ancora tutta la sua freschezza e attualità.

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