A trent’anni di distanza dall’inizio del programma Erasmus (nel frattempo divenuto Erasmus+, accessibile agli studenti universitari e non solo), che ha contribuito enormemente a far crescere nei giovani il senso di appartenenza a un’Europa unita, la Commissione europea ha lanciato l’iniziativa del Corpo europeo di solidarietà (European Solidarity Corps, ESC; cfr la pagina web in italiano: <
https://europa.eu/youth/Solidarity_it>). Il nome scelto per questa nuova proposta mette subito in evidenza ciò che la contraddistingue: la dimensione solidale, vissuta in una forma che può essere avvicinata a quella del servizio civile. Alla base vi è l’idea di permettere ai giovani europei interessati di poter «offrire il proprio aiuto laddove è più necessario per reagire alle situazioni di crisi, come la crisi dei rifugiati o il recente terremoto in Italia», dato che «ci sono molti giovani in Europa che si interessano al sociale e che sono disposti a dare un loro contributo significativo alla società, attraverso la solidarietà» (Jean-Claude Juncker,
Discorso sullo stato dell’Unione 2016: Verso un’Europa migliore, Bruxelles, 14 settembre 2016, in <
http://europa.eu>).
L’intento è perciò di dare la possibilità ai giovani con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni di «costruire una società più inclusiva, prestare aiuto a persone vulnerabili e rispondere ai problemi sociali» (come recita il testo che definisce la missione di ESC), inserendosi in progetti concepiti a tal fine e gestiti da organizzazioni appositamente autorizzate. Accanto a questo elemento, che la caratterizza, si ritrova nell’iniziativa ESC la medesima filosofia che ha ispirato l’Erasmus e altri programmi analoghi: offrire occasioni per fare un’esperienza umana arricchente, confrontarsi con una cultura diversa, perfezionare la propria conoscenza di una lingua straniera, acquisire competenze potenzialmente interessanti per un futuro professionale.
La partecipazione all’ESC può essere volontaria o professionale. Nel primo caso i giovani europei svolgono un’attività di volontariato a tempo pieno in un altro Paese per un lasso di tempo tra i due e i dodici mesi. Non sono retribuiti per il servizio svolto, ma ricevono un sostegno economico per coprire le spese di viaggio e quanto è loro necessario per vivere (vitto, alloggio, assicurazione medica e un’indennità giornaliera). Nel secondo caso, invece, i partecipanti all’ESC saranno inseriti nelle organizzazioni che gestiscono il progetto a cui collaborano come dipendenti, tirocinanti o apprendisti. In quanto assunti avranno un contratto di lavoro e saranno retribuiti secondo la legislazione del Paese ospitante. Anche per i giovani inseriti nel progetto come apprendisti o tirocinanti è previsto un contratto di lavoro e, di norma, un’indennità di soggiorno.
Sono numerosi i settori in cui potranno essere attivati i progetti riconosciuti dall’ESC: si va dall’istruzione all’assistenza sanitaria, dall’integrazione sociale alla costruzione di strutture di ricovero, dall’accoglienza, assistenza e integrazione di migranti e rifugiati alla protezione dell’ambiente. Uno spettro di ambiti molto ampio, che può permettere ai giovani partecipanti di compiere esperienze qualificanti, di mettere in gioco le proprie competenze e conoscenze e di confrontarsi in modo diretto con chi si trova a vivere una situazione di vulnerabilità. A tutela dei partecipanti è previsto un meccanismo di accurata selezione delle organizzazioni che richiedono di essere accreditate a proporre progetti rientranti nell’iniziativa ESC. Esse, inoltre, dovranno aderire alla Carta del Corpo europeo di solidarietà, che intende garantire l’equità, la dignità, l’attenzione alla crescita umana e personale dei giovani partecipanti (cfr <
https://europa.eu/youth/solidarity/charter_it>).
L’avvio della nuova iniziativa rientra in un impegno di ampio respiro assunto dalle istituzioni europee – e confermato al più alto livello dai capi di Stato e di Governo al vertice di Bratislava (settembre 2016) – per offrire maggiori opportunità formative ai giovani e contrastare la crescente disoccupazione. Oltre all’ESC, la Commissione europea ha, infatti, proposto di aumentare di altri due miliardi di euro la dotazione dei fondi per la “Garanzia per i giovani” al fine di assicurarne un’attuazione completa e sostenibile e di diffonderla nelle aree territoriali che ne hanno più bisogno. È stata poi prevista una nuova proposta dal nome ErasmusPro, rientrante nell’Erasmus+, riservata al sostegno di tirocini di lungo periodo in altri Paesi.
I dati fin qui disponibili (nei primi tre mesi si sono avute oltre 20mila registrazioni al portale dedicato) evidenziano un’accoglienza molto positiva da parte dei giovani europei verso l’ESC. È ancora troppo presto per formulare valutazioni sul suo funzionamento – e bisogna essere consapevoli che il buon esito dell’ESC non si misura in termini numerici quanto nella qualità dell’esperienza vissuta –, ma la buona risposta avuta è una conferma importante della fondatezza dell’intuizione alla base di questa iniziativa europea e mostra un’incoraggiante, e forse insospettata per le dimensioni dell’adesione, disponibilità da parte dei giovani a impegnarsi nel campo della solidarietà.
Le modalità di iscrizione
Per poter prendere parte a uno dei progetti dell’ESC, i giovani europei devono registrarsi nel portale dedicato all’iniziativa (<https://europa.eu/youth/Solidarity_it>), fornendo le informazioni personali e descrivendo le proprie competenze ed esperienze. Nella fase della registrazione è possibile anche indicare le proprie preferenze sul tipo di servizio (volontario o professionale), sui Paesi dove svolgerlo e sul settore di intervento. I giovani possono fare la registrazione al compimento dei 17 anni di età, anche se poi potranno partecipare ai progetti solo dopo aver compiuto 18 anni. Sulla base delle informazioni fornite le organizzazioni accreditate potranno chiamare i giovani il cui profilo è più adatto al progetto che gestiscono.