Contro le elezioni

Perché votare non è più democratico

David Van Reybrouck
Feltrinelli, Milano 2015,pp. 156, € 14
Scheda di: 
Fascicolo: dicembre 2016

Con questo tema si misura David Van Reybrouck, intellettuale belga tra i promotori di G1000, un originale esempio di democrazia partecipativa, cercando i rimedi per quella che definisce la «sindrome di stanchezza democratica» (p. 21). Se «ogni sistema politico deve trovare un equilibrio tra due parametri fondamentali: l’efficienza e la legittimità» (p. 13), chi lo ha fatto meglio di tutti è proprio la democrazia, ma le vicende recenti indicano che qualcosa nei suoi delicati meccanismi si è rotto: il crescente astensionismo e il calo nella militanza attiva nei partiti ne inficiano la legittimità; le difficoltà nella costituzione dei Governi e le lentezze dell’azione politica ne minano l’efficienza.

Le ricette per curare la sindrome della stanchezza democratica vanno dalla posizione populista che invoca il cambiamento della classe politica al potere, a quanti ritengono inadatto il lungo e complesso processo decisionale democratico alle esigenze odierne, preferendo affidarsi a tecnici competenti. Infine, vi sono coloro che ritengono necessario rafforzare gli strumenti di democrazia diretta per dare nuova linfa alla democrazia rappresentativa.

Per l’A. c’è però una quarta possibilità da esplorare: superare il tratto aristocratico insito nella democrazia rappresentativa (scegliere i migliori come rappresentanti) recuperando lo strumento del sorteggio, praticato nella Grecia del passato e utilizzato di recente in diverse iniziative di democrazia deliberativa per rafforzare la partecipazione dei cittadini. Alla base vi è una duplice constatazione: la democrazia si è evoluta nel tempo e oggi deve confrontarsi con nuove sfide, tra cui la comparsa dei social network; «le elezioni, un tempo concepite per rendere possibile la democrazia, sembrano ormai piuttosto ostacolarla» (p. 49). La proposta è allora quella di avanzare verso un «modello birappresentativo», basato su «un meccanismo che associ elezione e sorteggio. Entrambi hanno le loro virtù: le competenze dei politici di mestiere e la libertà dei cittadini che non hanno bisogno di farsi eleggere» (p. 127).

La tesi di Van Reybrouck non è certo un approdo definitivo in un dibattito ancora aperto, ma offre una prospettiva interessante, aiutando a ragionare rimettendo in discussione assiomi che forse necessitano di essere riconsiderati.


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