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Conflitti ambientali : Esperti, politica, istituzioni nelle controversie ecologiche - Recensione
Esperti, politica, istituzioni nelle controversie ecologiche
L’elevata complessità tecnica delle decisioni politiche che riguardano l’ambiente, il territorio e la salute chiama sempre più spesso in causa l’autorità esperta, cioè dotata di conoscenze specialistiche, autorevolezza e credibilità: l’expertise. Che relazione si instaura tra gli esperti, depositari di un sapere tecnico-scientifico, e le istituzioni democratiche, chiamate a decidere su questioni conflittuali? Potrebbe essere questa la domanda sintetica del presente volume, che raccoglie gli studi di 14 Autori sui seguenti conflitti ambientali: un termovalorizzatore di rifiuti in provincia di Trento, gli impianti eolici in alcune località abruzzesi, il rigassificatore in Veneto, l’Alta velocità (TAV) in Val di Susa e il ponte sullo stretto di Messina. Dal punto di vista metodologico, per ciascun caso sono stati analizzati gli articoli della stampa nazionale e locale, pur sapendo che «i criteri di notiziabilità seguiti dai giornalisti privilegiano fatti nei quali sono enfatizzate “la mobilitazione di un grande numero di persone, l’azione violenta di essa”» (pp. 251-252), oltre alla notorietà degli esperti coinvolti. Questa rassegna stampa è inframmezzata da ampi stralci di interviste a testimoni privilegiati di ciascun conflitto, permettendo così di riportare la voce dei protagonisti. Ne risulta privilegiata l’analisi narrativa, dove i resoconti e le spiegazioni aiutano a collegare attori, istituzioni ed eventi al fine di ricostruire il perché delle scelte e delle non scelte (dei casi in esame tre opere non hanno ancora visto la luce: inceneritore, TAV e ponte sullo Stretto). Tutti i conflitti mettono in luce come il ruolo degli esperti si fa sempre più marcato laddove il rapporto di fiducia tra l’opinione pubblica e gli amministratori locali si incrina. Quando i cittadini non credono che le istituzioni pubbliche democratiche, cioè coloro che dovrebbero rappresentarli, siano in grado di difendere un «pubblico interesse superiore agli interessi di parte» (p. 124) «una notevole quantità di “sapere esperto”» (p. 105) viene mobilitata. È in questa fase del conflitto che nasce la contro-expertise: le associazioni ambientaliste e i comitati locali interpellano gli esperti a supporto delle preoccupazioni degli oppositori, mirando «a ottenere per esse l’avallo della scientificità» (p. 79). Il più delle volte (come nel caso del parco eolico, del TAV e del ponte), secondo gli Autori, la contro-expertise è più autorevole e credibile rispetto agli esperti chiamati in causa dalla politica: «l’unica expertise che prende la parola in maniera sistematica e ricorrendo ad argomentazioni tecnoscientifiche è quella che si oppone al progetto, presentando valutazioni più numerose e circostanziate, chiedendosi quale sia il disegno complessivo dell’opera [TAV], le condizioni e gli obiettivi che la giustificano » (p. 219). Altre volte, come per il rigassificatore originariamente previsto nel Polesine e poi realizzato offshore, la contro-expertise è rimasta senza strumenti per fronteggiare il conflitto: «lo spostamento sul mare del manufatto ha svilito le eventuali opposizioni forti» (p. 196), anche perché «l’acqua resta un ambito meno abbordabile dal punto di vista cognitivo » (ivi). Inoltre, «se una popolazione vive sul mare e si identifica con esso è probabile (non sicuro) che riservi molte attenzioni a questo. Ma se una popolazione non ha questa cultura, se il mare resta altro, qualcosa magari di ostile cui strappare terre coltivabili (questa è la storia del delta), il sostegno alla ricerca di argomentazioni tecnico-scientifiche viene ulteriormente indebolito» (pp. 196-197). Le expertise accreditate coinvolte nei conflitti ambientali risultano numerose e variegate: gli ingegneri chimici nel caso dell’inceneritore di Trento, gli architetti e urbanisti per l’eolico in Abruzzo, gli esperti di trasporti nei casi del TAV e del ponte; tuttavia «non rimangono sempre le stesse ma seguono (e in parte orientano) l’evoluzione di ciascuna vicenda» (p. 314). Molto interessante è il grado di attenzione riservato loro, in base alla disciplina di provenienza. Se ingegneri, chimici, esperti nel campo medico-sanitario e dei trasporti godono di ampia fiducia nell’arena decisionale, non è così per gli zoologi quando, nel dibattito sulla costruzione del parco eolico all’interno del parco nazionale del Gran Sasso, vengono interpellati per le conseguenze sulla fauna locale (orsi e pipistrelli). La presenza e il ruolo pubblico degli esperti, sempre più centrali nella definizione dei rischi e nelle controversie sulla regolazione degli stessi, si evidenziano maggiormente «all’interno degli spazi vuoti della politica, del farraginoso sistema normativo» (p. 145). In tutti i casi studiati il coinvolgimento dell’expertise, sia pure con tempi e modalità differenti, ha provveduto contemporaneamente a politicizzare e a depoliticizzare un problema. Sarebbe stato ragionevole attendersi che in un conflitto gli esperti svolgessero un ruolo esclusivamente depoliticizzante, «per esempio ampliando o riducendo la scala del problema (contano principi o fenomeni generali oppure, al contrario, minuzie tecniche)», creando o ampliando «scatole nere, ambiti cui agli estranei non è consentito l’accesso» (p. 28). Invece, l’autorità esperta ha anche politicizzato un conflitto: la sua partigianeria è salita alla ribalta, «portando in scena una sorta di cortocircuito tra fatti e interessi o valori e scompigliando così l’alternativa tra democrazia e tecnocrazia» (p. 29). Così «la tecnicizzazione di una controversia può sia smorzare sia alimentare un conflitto, chiudere spazi discorsivi o viceversa aprirli, facendo emergere la matrice politica delle stesse opzioni tecniche in quanto, appunto, opzioni e non necessità» (p. 320). Nonostante un approccio teorico molto specialistico, il volume ha il pregio di rendere divulgativi alcuni fondamenti della teoria sociale, applicati a casi studio molto attuali, nonché di investigare con estremo rigore alcune pieghe del rapporto tra la scienza e la politica. Se queste due hanno e continueranno ad avere ruoli nettamente distinti, è bene che i cittadini, nel loro dovere partecipativo, imparino a conoscerne le rispettive risorse cruciali
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