Con i rifiuti va in fumo anche il nostro futuro

Chiara Tintori
Eravamo abituati ai roghi dei rifiuti in Campania, Calabria, Puglia, Sicilia. In strada o in discariche improvvisate. Ma da qualche anno gli incendi si susseguono impietosi al di là di quei limiti geografici. In Veneto, nelle Marche, in Toscana e soprattutto in Lombardia bruciano impianti industriali del ciclo di smaltimento dei rifiuti e capannoni trasformati in depositi non autorizzati. 

Il più recente è l’incendio di Milano del 14-15 ottobre scorso, dove sono andati in fumo 16mila metri cubi di materiale (plastica, gommapiuma, stracci e carta) stoccati in un deposito, privo delle necessarie autorizzazioni, nel quartiere Bovisasca-Quarto Oggiaro.

Circa 300 roghi in poco più di due anni sono divampati in luoghi collegati allo smaltimento dei rifiuti; complessivamente solo il 10% è avvenuto nelle discariche, ben il 90% in impianti di selezione, trattamento e stoccaggio. Solo al Nord in quest’anno sono stati registrati 29 incendi dolosi in impianti di smaltimento o discariche. Sebbene le indagini non si siano concluse, la mano della criminalità organizzata pare essersi allungata a trarre maggiore profitti da questa prassi: una volta raccolti i rifiuti non vengono né trattati né separati, ma semplicemente dislocati da un sito all’altro (capannoni più o meno camuffati), prima di dare fuoco al tutto.

Le conseguenze sono sotto gli occhi (e il naso) di tutti gli abitanti delle aree coinvolte: fumi, polveri di vario genere, aria irrespirabile e, sebbene le autorità competenti si prodighino nel rassicurare i cittadini che non sono stati superati i limiti delle sostanze tossiche presenti in atmosfera, i danni all’ambiente e alla salute sono e saranno reali. 

Non si può far finta di niente e, se tanto può essere fatto sul versante della prevenzione dei roghi, assicurando che i siti - almeno quelli ufficiali - di stoccaggio dei rifiuti siano realmente monitorati come luoghi “sensibili”, al pari di diversi altri luoghi in città, molto di più occorre fare pensando a una nuova politica di gestione e smaltimento dei rifiuti. Quali alternative esistono e sono percorribili perché i nostri rifiuti vengano trattati nel rispetto della salute, dell’ambiente e del futuro? Sì perché l’inquinamento prodotto da questi roghi non riguarda soltanto noi oggi, ma i nostri figli e i nostri nipoti. 

Sebbene speriamo di poter diminuire il numero di rifiuti, allungando la vita dei prodotti e con stili di vita attenti al riciclo, è verosimile che continueremo ad avere scarti. Scegliere come e dove smaltirli è compito di una politica e di un’imprenditoria non corrotta, capace di scegliere la salute dei cittadini e dell’ambiente di oggi e di domani, al posto di allettanti guadagni economici che portano con sé un acre odore di bruciato.

18 ottobre 2018
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