Smettiamola di chiamarla emergenza. Quella dell'inquinamento dell'aria, che sia da polveri sottili o da CO2, non può continuamente essere chiamata "emergenza" dai nostri media. Si tratta ormai di qualcosa di strutturale, che rincorre il ciclo delle stagioni: una volta era solo in inverno e riguardava per lo più i territori più urbani,
ora ci accompagna tutto l'anno e pare non faccia sconti a nessun abitante del Pianeta.
Il 30 ottobre 2017 l’
Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite ha presentato l’ultima edizione del bollettino sulle emissioni di gas serra: le stazioni di controllo che raccolgono i dati sulla qualità dell’aria in tutti i continenti nel 2016 hanno rilevato una media globale di 403,3 particelle di CO2 per milione di particelle d’aria. Ogni anno si supera un record, visto che
solo l'anno scorso avevamo appena superato la soglia delle 400 parti per milione.
I fattori scatenanti sono molteplici e tutti - a parte il fenomeno di riscaldamento delle acque degli oceani, noto come El Niño - riconducibili all'attività umana: dall'industrializzazione alle pratiche di agricoltura intensiva, dalla deforestazione, all'uso di energia da fonti fossili.
La concentrazione di inquinanti, in particolare delle polveri sottili, è anche legata alla conformazione del territorio, come quello della Pianura padana, ma sono politiche coordinate tra i diversi enti territoriali competenti a mancare clamorosamente. E noi cittadini? Possiamo veramente poco, ma quel poco è anche tanto, perché è tutto quello che possiamo con le nostre scelte quotidiane di mobilità sostenibile e di consumo energetico. Mobilità condivisa ed elettrica, asfalto che cattura le particelle inquinanti, tecniche di pulizia della strada all'avanguardia... le soluzioni non mancano, quello che manca è una visione.
«Abbiamo fatto tutto quello che è nelle nostre possibilità, qui e ora?». È questa la domanda che ciascuno per la propria responsabilità (personale, famigliare, comunitaria, di amministratore locale, come imprenditore...) deve porsi. Il resto sono solo chiacchiere.
Oggi, 6 novembre, si aprono a Bonn i lavori della
COP23, la Conferenza delle Nazioni Uniti sui cambiamenti climatici. Gli addetti ai lavori scommettono che sarà semplicemente interlocutoria, tra la COP21 di Parigi, il cui Accordo è entrato in vigore poco più di un anno fa (4 novembre 2016) e la COP24 in Polonia l'anno prossimo, quando dovranno essere verificati i primi impegni presi da ciascun Paese proprio a Parigi. Ma nulla può essere interlocutorio, quando in gioco ci sono l'aria e il clima.