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Città in piedi

New York, 13 luglio 2013: i grattacieli di una via della Grande Mela, con il famoso Chrysler Building alla sua estremità, raccontano l’armonia del rapporto tra ambiente, luce e uomo dove ciascun elemento occupa il proprio spazio in sincronia e sintonia. L’inquadratura, dal basso verso l’alto, testimonia la vocazione alla verticalizzazione di New York, che la rende così diversa dalle città europee. La percezione visiva della dinamicità dello scenario, con il fascino della luce e il senso dello spazio scandito dalle monumentali strutture di acciaio e vetro, viene ben descritta dal pittore francese Henry Matisse nel 1930: «I grattacieli non sono affatto come li si immagina dalle fotografie. A partire dal decimo piano, inizia il cielo perché la costruzione è erosa dalla luce. La luce e i suoi riflessi alleggeriscono la materia dell’edificio. Quando si sta in strada, il grattacielo dà la sensazione di un digradare di toni cha va dalla base alla sommità. il digradare di toni che svapora nel cielo assumendo la dolcezza della materia celeste con cui si confonde, comunica al passante una sensazione di leggerezza, del tutto inattesa per il visitatore europeo. Questa leggerezza, che corrisponde a un sentimento di liberazione, [è] utilissima per controbilanciare l’iperattività opprimente della città».
Fascicolo: dicembre 2013
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