Nell’anno di Expo è difficile parlare di cibo nelle zone dimenticate del mondo, come Haiti. Paese poverissimo, soffocato da un clima infelice e da dittature spietate, senza risorse economiche o minerarie che possano avere un qualche interesse per l’Occidente, appare ricordato solo per qualche catastrofe naturale, come il fortissimo terremoto del 2010, che suscita una pietà passeggera per la povera gente inerte di fronte a un tragico destino.
Il fotografo Ivo Saglietti, vincitore per tre volte del World Press Photo,
si reca nel 1995 a Haiti, quando una forza multinazionale “occupa” il Paese, per portare “Libertà, pace e democrazia”, ma questo ingresso “umanitario” rivela ben presto, dietro un’apparente quanto improbabile gratuità, una drammatica verità.
Un giorno, Saglietti, seguendo un gruppo di mezzi militari americani, giunge a un immenso immondezzaio, dove l’Occidente scarica i propri rifiuti. Due camion di spazzatura si arrestano in uno spazio sconfinato, dove riversano montagne di rifiuti: resti di hamburger, bottigliette d’acqua
mezze vuote, cartoni di latte, frutta marcia. Di colpo, un migliaio di persone si gettano furiosamente su queste montagne. Inizia la caccia al cibo e a quanto può ancora essere utilizzato. Una guerra tra poveri all’inseguimento affannoso di qualche “pregevole” spazzatura.
Saglietti, con uno sguardo attento e sofferto, ritrae scene che suscitano sdegno, rabbia, indignazione, dolore, facendo emergere la pietas verso un mondo a cui è negato il diritto alla vita, ma dove la luce accende la bellezza dei volti, la vitalità dei corpi, il sorriso dei bambini.
Il reportage completo di Ivo Saglietti sarà visitabile presso la Galleria San Fedele, via Hoepli 3a/b, Milano, dal 23 aprile (inaugurazione della mostra alle ore 18:30) al 23 maggio (info su
www.centrosanfedele.net).